Nessuno lo ha fatto. Nessuno. Pure i più autorevoli media finanziari si sono limitati a fare un “copia e incolla” del comunicato stampa con cui la Banca Popolare di Bari ha annunciato gli incentivi e i benefici previsti per gli azionisti e portatori di obbligazioni subordinate se partecipano il prossimo 29 giugno alla assemblea per la trasformazione della banca in spa a seguito dell’aumento di capitale di 1,6 miliardi di euro finanziato dal Fitd (Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi) e da MedioCredito Centrale (Mcc).
Eppure da circa un mese stiamo seguendo ciò che stanno vivendo alcuni clienti-soci della banca. Ricordiamo che la maggior parte dei soci sono divenuti tali grazie alle forzature dei soldatini-bancari che hanno fatto sottoscrivere alle persone gli aumenti di capitale necessari per la sopravvivenza della banca e hanno fatto acquistare loro le azioni (meglio dire quote) nel mercato in continua.
Ebbene, quegli stessi soci, che mi rifiuto di chiamare azionisti non solo perché non lo sono in termini di diritto ma soprattutto perché è presumibile supporre che non siano mai stati consapevoli di esserlo, in queste ultime settimane sono bombardati da mail e telefonate dei soliti soldatini per firmare le deleghe per la partecipazione alla assemblea con implicita (perché invitati a sottoscrivere il modulo in bianco) approvazione alla trasformazione.
Senza alcuna ulteriore informativa rispetto al succitato comunicato stampa. Nessuno si è posto alcune domande fondamentali che un qualsiasi azionista (o obbligazionista) dovrebbe farsi prima di decidere se votare a favore della trasformazione. Quali domande? Sostanzialmente quattro:
1) Quanto vale la nuova banca? La valutazione del patrimonio netto della banca al 31 marzo 2020 (data di riferimento confermataci dalla fonte interna) fornirebbe al socio una notizia importante in merito alla stima del valore della banca di cui lui è e sarà uno dei proprietari
2) Nel bilancio della nuova banca che nascerebbe (a seguito della quasi certa approvazione da parte della maggioranza) entrerà tutto il bilancio della precedente fallimentare banca (good e bad bank) oppure siamo di fronte ad un’altra situazione simile a quella verificatasi per le popolari venete che Intesa ha acquistato a condizione di lasciare la bad bank (crediti deteriorati) con relative conseguenze allo Stato?
3) Come è stato calcolato il prezzo di 2,38 euro per azione che è stato garantito a coloro che sono stati spinti a sottoscrivere l’aumento di capitale del 2014 e del 2015 a condizione che partecipino alla assemblea e che rinuncino “a ogni pretesa o azione connessa” agli stessi? Perché se è vero che il prezzo teorico di una azione si calcola secondo la formula patrimonio netto/numero azioni, allora vuol dire che l’apprezzamento del patrimonio netto e del numero delle azioni è stato già fatto e, soprattutto, contiene anche la consistenza del 1,6 miliardi di euro immesso da Fitd e Mcc che diverranno azioni di riferimento?
4) I soci che invece hanno acquistato le quote nel mercatino continuo che la Bpb simulava di realizzare (e quindi non in occasione degli aumenti di capitale del 2014 e 2015) possono continuare o iniziare le loro azioni di difesa giudiziaria anche se partecipano ed approvano la trasformazione? Sembrerebbe di sì, così come confermatomi da una autorevole fonte interna, visto che a questi soci, invece, è stato garantito, sempre che partecipino alla assemblea e senza alcuno ulteriore vincolo, che l’azione non sarà azzerata e che riceveranno in regalo un numero imprecisato di azioni gratuite e anche un warrant. Caspita!
Ho provato a chiedere al cortese e gentile ufficio stampa e ho fatto anche una chiacchierata con uno degli avvocati che sta seguendo l’operazione per i commissari della banca. Ho aspettato finora (28 giugno) ma… niente. Nessuna ulteriore notizia che possa garantire trasparenza e consapevolezza. E allora, in assenza di ulteriori fondamentali informazioni, sintetizzo a favore dei tanti risparmiatori traditi che mi sollecitano un consiglio. Io sono per il “sì” alla trasformazione, ma senza l’approvazione dei soci che hanno sottoscritto l’aumento di capitale nel 2014 e nel 2015. Mi spiego.
Se fossi uno di quei soci “spinti” ad acquistare quote o obbligazioni subordinate in occasione degli aumenti di capitale del 2014 o 2015 non parteciperei alla assemblea e, di conseguenza, non sottoscriverei la trasformazione. Soprattutto se poi sono uno di quei soci che ha già avviato una azione giudiziaria per il riconoscimento dei suoi diritti. Vi siete chiesti perché la banca vincola l’assegnazione del regalo (!!!) di 2,38 euro ad azione alla condizione che il socio rinunci a qualsiasi azione giudiziaria per la difesa dei propri diritti?
Perché l’eventuale adesione comporterebbe una implicita consapevolezza dello stato di socio-azionista che potrebbe essere fatta valere in giudizio come prova della piena adeguatezza del profilo di rischio al momento della lettura dei prospetti informativi in occasione della sottoscrizione degli aumenti di capitale del 2014 e del 2015. Furbi, eh?
Se fossi invece un socio che ha acquistato quelle quote nel mercato continuo (e quindi senza alcun obbligo di leggere il prospetto informativo previsto in occasione degli aumenti di capitale), per effetto di una condizione meno tutelata (altrimenti avrebbero offerto anche a loro il prezzo minimo garantito di 2,38 euro), parteciperei alla assemblea, approverei la trasformazione (perché, altrimenti, le mie azioni si azzererebbero) e poi , visto che non c’è una esplicita condizione di esclusione, farei causa alla nuova banca per i danni prodotti per l’eventuale raggiro. Nel frattempo associazioni dei consumatori, consulenti e media cosa fanno?