Sono oltre 10 milioni i casi di coronavirus accertati nel mondo, con il numero delle vittime che sfiora quota 500mila. È quanto emerge dagli ultimi dati della Johns Hopkins University secondo cui sono, per la precisione, 10.005.970 i contagi finora accertati e 499.306 i decessi, di cui 125.539 solo negli Stati Uniti, che rimangono il Paese più colpito dalla pandemia con più di 2,5milioni di infetti. Segue poi il Brasile, dove i contagi raggiungono un milione e 300mila casi e le vittime sono circa 57mila. Terzo posto per la Russia, dove secondo le rilevazioni dell’università americana i morti sono 9mila e i contagi confermati 633.542. Seguono India con 529 mila infetti, Regno Unito con 300 mila casi (e la città di Leicester a rischio lockdown dopo essere diventata un focolaio) e Spagna con 295 mila infezioni.
La Cina, Paese dove ha avuto origine il virus Sars-CoV2, si trova invece al ventiduesimo posto della classifica per numero di casi: stando ai dati ufficiali, ha 84.743 casi, meno rispetto a Paesi molto più piccoli, come il Qatar o il Bangladesh. È invece diciannovesima per numero di morti, 4.641. Nelle ultime 24 ore, in tutto il Paese sono stati segnalati soltanto 17 nuovi contagi e nessun decesso ma l’allerta è massima, soprattutto a Pechino, dove la situazione viene definita ancora “grave e complessa”, dopo il nuovo rimbalzo dei contagi (311 nella sola capitale) registrato nelle ultime settimane. Le autorità locali hanno disposto il lockdown per quasi mezzo milione di persone in un’area vicino alla capitale cinese, con l’obiettivo di scongiurare una seconda ondata. Il confinamento è scattato nel cantone di Anxin, situato a 60 chilometri a sud di Pechino, nella provincia settentrionale di Hebei, dopo che nelle ultime ore sono stati accertati solo lì 11 casi, come fa sapere il quotidiano semi-ufficiale Global Times. Il municipio di Pechino ha già lanciato una vasta campagna di screening, ha chiuso le scuole, ha invitato gli abitanti a non lasciare la città e ha confinato diverse migliaia di persone nelle aree residenziali ritenute a rischio.
Desta preoccupazione anche l’America Latina, dove in ventiquattr’ore i casi sono diventati 2.421.046 (+63.092) con 110.457 (+2.506) morti. La maggior parte dei contagi si registra sempre in Brasile ma l’andamento della diffusione del virus cresce anche nei Paesi limitrofi: il Perù registra 275.989 casi e 9 mila morti, il Cile 267.766 infetti con 5.347 decessi e ancora il Messico 212.802 contagiati e 26.381 morti, la Colombia 88.591 casi e 2.939 morti, l’Ecuador 54.574 infetti e 4.424 decessi, l’Argentina 57.744 contagiati e 1.207 morti, la Repubblica Dominicana 30.619 infetti e 718 morti, Panama 29.905 contagiati e 575 morti e Bolivia 29.423 infetti e 934 decessi.
Il Sud America resta infatti assieme all’Asia il continente con la crescita più rapida in questo momento dei contagi, anche se un aumento significativo dei casi inizia a registrarsi anche in Africa. Situazione in remissione in Europa dove ora si discute la riapertura delle frontiere esterne, all’insegna della massima prudenza.