La storia, raccontata oggi dal Corriere della Sera, inizia nel 2016, quando un emissario della Fondazione ha visto il modello della piccola azienda italiana esposto in una fiera internazionale
Una piccola azienda brianzola in affari con il secondo uomo più ricco del pianeta. Bill Gates – scrive il Corriere della Sera – ha investito un milione di dollari sul progetto di un ex operaio 72enne, Vincenzo di Leo, per finanziare una speciale pompa idraulica. Per la prima volta la Bill Gates Foundation ha puntato gli occhi su un’azienda italiana, quattro dipendenti con base a Cavenago, in Brianza. Il generoso finanziamento ha un obiettivo: migliorare la pompa per usarla nei Paesi in via di sviluppo e ridurre così la diffusione di malattie solitamente trasmesse attraverso le latrine da campo, pozze d’acqua e liquami dove finisce di tutto.
La storia ebbe inizio nel 2016, quando all’Ifat (Fiera mondiale per la gestione di acqua, fognature, rifiuti e materie prime) di Monaco di Baviera, un emissario della Gates Foundation passò davanti allo stand della società brianzola e osservò la pompa Tarua esposta, innovativa perché capace di far passare detriti insieme ai liquidi. La pompa infatti non ha bisogno di trituratori o griglie, in più consuma poco e la manutenzione è facile. L’invenzione di Vincenzo non ha al momento rivali: “L’unica simile è l’autospurgo – sottolinea il 72enne – ma questo deve fermarsi e svuotarsi, noi invece lo facciamo con un sistema in continuo, impiegando un quinto dell’energia e arrivando ovunque”.
Così qualche tempo fa il 72enne è stato contattato da Seattle e poco dopo ha ricevuto un bonifico di un milione di dollari, mandato proprio da Bill Gates, sottolinea il Corriere. Il finanziamento è stato fatto con delle richieste però: la pompa deve essere ridotta dal peso di 300 chili a quello di 70 chili. In più deve esserne semplificato al massimo l’uso e deve essere possibile trasportarla a braccia da due donne. Modifiche difficili da raggiungere e ancora in fase di test, ha raccontato il 72enne al Corriere: “Adesso siamo in dirittura d’arrivo ma abbiamo dovuto ripensare tutto e in un primo momento sembrava impossibile: mi sono seduto davanti a quella macchina per sei mesi per capire come fare”.