Un posto come tanti. Un posto che non somiglia ad altri posti. Un posto per cantare e ballare insieme a una band conosciuta o a qualcuno che si esibisce per la prima volta su un palco. Un posto che i musicisti, quelli che girano l’Italia a bordo di un furgone marcio ma grande (perché loro hanno progetti grandiosi), potrebbero raccontare in ogni dettaglio: i locali dove si ascolta musica live hanno cento caratteristiche in comune e cento unicità. Chiude il Serraglio, un locale milanese dove la staffetta tra famosi e perfetti sconosciuti ha dato possibilità alla musica di trovare posto. Via Gualdo Priorato. Ragazzi fuori che aspettano di entrare quando arriva la band o il cantautore. Ragazzi dentro che aspettano di uscire quando arriva la band o il cantautore. Birre e chiacchiere. Un posto come tanti. Un posto che non somiglia ad altri posti. La crisi del settore musicale è conclamata, conosciuta, urlata. Qui su FQmagazine, da mesi, ci occupiamo di sostenere e tutelare questo mondo che soffre come pochi altri. E accanto ai grandi live e ai lavoratori fragili lasciati a casa non si sa per quanto, ci sono i locali ‘piccoli’. Quelli dove pure i live erano ‘piccoli’, ma bellissimi. Quelli che non ce l’hanno fatta ad adeguarsi alle norme anti-covid. Oppure sì. Ma non è servito a niente: “Il Serraglio saluta. Anche per noi l’avventura finisce qui, ci abbiamo provato fino all’ultimo respiro ma abbiamo perso – si legge in un post pubblicato su Facebook che per chi ama la musica è come un cazzotto sui denti – Grazie, grazie davvero a tutti quelli, che standoci vicini ci hanno aiutato a crescere. Non abbiamo intenzione di fare nessuna filippica sul perché e percome, è sotto gli occhi di tutti. Forse, se possiamo permetterci, vorremmo dare un consiglio: ricominciate a vivere la musica con il piacere di farla a prescindere da tutto. Le piccole realtà hanno bisogno di spirito positivo di creatività e passione, che per noi è la base di tutto. Poi subentra la professione e il lavoro. E voi pubblico, smettetela di seguire solo gli hype dei vari momenti e siate curiosi, ci sono così tanti bravi artisti che non hanno la minima possibilità solo perché non sono abbastanza fighi sui social. Imparate a vivere i club con il piacere di scoprire, socializzare, aiutando talenti dal vivo e non attraverso i like virtuali. Questo periodo dovrebbe averlo dimostrato in pieno. Buona vita a tutti“. Che vuoi aggiungere? Forse, per dirla alla Nick Hornby, si potrebbe tornare a provare a corteggiare le canzoni. Corteggiare. Proprio così. Nella vita vera: niente hype, niente social. Andiamo nei locali (rispettando le regole) e stiamo a sentire. Se torniamo a innamorarci per davvero della musica e a dare battaglia per sentire chi la fa, sia un big o un perfetto sconosciuto che viaggia su un furgone grande per fare spazio ai suoi progetti grandiosi, magari funziona. Almeno un po’. Perché di “Serraglio” è piena l’Italia e fare il modo che queste oasi di musica, di vita, di cultura possano sopravvivere a questa crisi è battaglia da vincere.