Decreto Semplificazioni, nella bozza solo una sanzione per gli abusi edilizi ‘leggeri’. Leu: ‘Inaccettabile’. Verdi: ‘Condono scandaloso’
Nella bozza è previsto che gli interventi fatti senza autorizzazione siano puniti solo con una sanzione amministrativa e che la violazione si prescriva in dieci anni, a patto che le opere non fossero condizionate a concessione edilizia. In più c'è la proposta, ancora in discussione, di consentire l'accertamento di conformità anche per edifici che non era conformi al piano regolatore al momento della realizzazione: una norma analoga della Regione Sicilia è stata bocciata dalla Consulta nel 2017
Nelle bozze del decreto Semplificazioni spunta quella che secondo Leu ha tutta l’aria dell'”ennesima sanatoria” e per il coordinatore dei Verdi Angelo Bonelli “è una norma furba e scandalosa” che ricalca il condono varato dalla Regione Sicilia nel 2016 e poi dichiarato incostituzionale. E, a meno di modifiche, “consentirà ai Comuni di modificare i piani urbanistici per regolarizzare tutti gli abusivi“. Così il percorso del provvedimento, atteso in consiglio dei ministri entro la fine sella settimana, si complica. Il nodo è all’articolo 10, dedicato a “Semplificazioni ed altre misure in materia edilizia”. Tra il resto, prevede che gli abusi edilizi che non abbiano comportato un aumento del carico urbanistico siano puniti solo con una sanzione amministrativa e che la violazione si prescriva in dieci anni.
La spiegazione contenuta nella bozza è che punire gli abusi minori solo con una sanzione pecuniaria risolverebbe “un significativo contenzioso bagatellare” e sbloccherebbe il mercato immobiliare “spesso ostacolato da non conformità meramente interne, o comunque minime”, oltre a consentire di “concentrare le risorse dei pubblici uffici sulla repressione degli abusi significativi, ossia quelli comportanti un aumento, seppur minimo, del carico urbanistico, ovvero incidenti su vincoli specifici”. Non sarebbero più reato, dunque, gli interventi fatti senza autorizzazione, a patto che all’epoca non fossero condizionati alla vecchia concessione edilizia prevista fino al 2001, che richiedeva il pagamento di un contributo per le spese di urbanizzazione.
Non solo: la bozza riferisce di un “significativo confronto si è sviluppato (in particolare con il Ministero per i beni e le attività culturali) sulla previsione di estendere l’accertamento di conformità alla pianificazione urbanistica vigente – già previsto dall’art. 36 del T.U. per le opere che, pur essendo state realizzate senza titolo formale, erano e sono tuttavia conformi alla pianificazione urbanistica sia al momento della loro realizzazione sia a quello attuale (cd. doppia conformità) – anche alle opere che sono conformi al piano regolatore solo all’attualità, ma che non lo erano al momento della loro iniziale realizzazione“. Accertamento che non estinguerebbe i reati ma si limiterebbe “a riscontrare l’attuale conformità dell’opera”. Escludendo così la demolizione. Una norma analoga era stata inserita nella legge regionale siciliana 16/2016 e la Corte costituzionale, su ricorso del governo Renzi, nel settembre 2017 l’aveva bocciata in quanto “surrettizio condono edilizio” ricordando che la giurisprudenza richiede la doppia conformità delle opere “dovendo escludersi la possibilità di una legittimazione postuma di opere originariamente abusive che, solo successivamente, in applicazione della c.d. sanatoria giurisprudenziale, o impropria, siano divenute conformi alle norme edilizie ovvero agli strumenti di pianificazione urbanistica”.
Nella bozza si argomenta che “la giurisprudenza ha sempre cercato di trovare una soluzione a casi in cui la
demolizione è generalmente percepita come impraticabile, spesso
contrastante con l’interesse pubblico, e che comunque si pone il tema dell’incommerciabilità di immobili interamente conformi alla pianificazione odierna e dunque passibili, ove demoliti, di essere
ricostruiti identicamente“. Tuttavia su questa tema si dà atto che è ancora in corso una trattativa con il ministero dei Beni culturali riguardo all’eventualità di limitare questa “conformità giurisprudenziale” ai soli immobili già realizzati alla data di entrata in vigore della norma, ai casi in cui l’immobile sia realizzato secondo la
normativa tecnica attuale o sia adeguabile e ai soli casi di non incidenza su regimi vincolistici oppure in cui sia accertata la piena conformità alle esigenze tutelate dal vincolo.
“Non avrei mai immaginato che questo governo facesse proprie le proposte del leader della Lega Salvini di un condono edilizio nel nostro paese”, denuncia il coordinatore nazionale dei Verdi, secondo cui la modifica dell’art.36 della legge 380/2001 “consente la sanatoria per gli immobili edificati abusivamente che risulteranno conformi ai piani regolatori alla data di presentazione della domanda”. In questo modo “si consente la sanatoria edilizia modificando la destinazione urbanistica con una variante fatta dal sindaco”. La norma è identica a quella approvata dalla giunta regionale della Sicilia ai tempi del presidente Crocetta e bocciata dal governo nazionale per incostituzionalità nella precedente legislatura: è una norma furba e scandalosa che consentirà ai comuni di modificare i piani urbanistici per regolarizzare tutti gli abusivi”. “E’ desolante – afferma Bonelli – che con l’alibi pretestuoso e falso del rilancio dell’economia si presenti una norma che prevede un condono edilizio premiando furbi e facendo pagare i costi economici delle opere di urbanizzazione ai cittadini onesti che hanno rispettato le leggi. Spero e chiedo che il governo ci ripensi e levi questa norma criminogena“.
Dal canto suo la senatrice di Leu Loredana De Petris, presidente del gruppo Misto, ha commentato dicendo che “va benissimo tutto ciò che semplifica la vita dei cittadini e che elimina lacci burocratici che ostacolano senza alcun motivo l’operato delle aziende”, ma “va invece malissimo tutto quel che implica sanatorie di fatto o mani libere sul territorio”. Quindi sì a “semplificare tutto ciò che agevola la riconversione ecologica, il passaggio alle energie rinnovabili, l’economia circolare”, ma “dietro l’alibi della semplificazione non possono nascondersi passi indietro sulla tutela dell’ambiente, deregolamentazioni sul consumo di suolo o ennesime sanatorie”.