Un raggio di luce arriva dal nuovo “ravvedimento operoso” nel segno del fisco amico: tra ravvedimento spontaneo e indotto dalle lettere dell’Agenzia sono stati versati per i periodi di imposta dal 2014 al 2019 2,9 miliardi. Un risultato da potenziare attraverso l’incrocio sistematico dei dati fiscali e finanziari in chiave preventiva, sottolinea la Corte dei Conti. Che prende nota del maggior numero di indagini finanziarie autorizzate lo scorso anno (6.337 contro le 4.539 del 2018) e dei passi avanti fatti con l’ultima legge di Bilancio – dopo un lungo tira e molla con il garante della Privacy. La manovra ha ampliato la possibilità di utilizzo delle banche dati per il contrasto dell’evasione e in particolare “l’impiego su ampia scala dell’archivio dei rapporti finanziari” per “far emergere posizioni da sottoporre a controllo e incentivare l’adempimento spontaneo”. La direzione è giusta, ma per ora “complessivamente è confermato l’indebolimento complessivo dell’azione di controllo fiscale verificatosi nel corso degli ultimi anni e la persistente sottoutilizzazione di uno strumento di indagine particolarmente efficace quale è l’Anagrafe dei rapporti finanziari“.

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