L’Inter è una grande squadra. Più fuori che dentro il campo. Ultimamente quasi solo fuori dal campo: compra top player mondiali, ha l’allenatore più pagato d’Italia e invece soffre, balbetta, vince ma non convince a Parma come una Inter di Spalletti qualsiasi, più vicina al quarto posto dell’Atalanta che al primo della Juventus.
Il 2-1 in extremis, la pessima prestazione del Tardini fa il paio con quella scriteriata contro il Sassuolo: due partite diverse, una dominata e pareggiata per le clamorose occasioni sprecate, l’altra completamente toppata e vinta per un paio di episodi nel finale. Due facce della stessa medaglia: quella di una squadra che ha sbagliato tutte le gare decisive, sempre nel corso dell’anno, sempre alla stessa maniera, e poi ha smarrito il bandolo della matassa negli ultimi mesi, già prima dell’emergenza coronavirus, finendo per perdere il treno della lotta scudetto, e ritrovarsi nel guado di una stagione senza più grandi motivazioni. La qualificazione in Champions non pare in discussione – niente follie e brividi di fine stagione come con Spalletti – ma il primo anno di Conte se finisse così sarebbe comunque un po’ deludente.
Eppure in settimana non si è parlato d’altro che di Inter, con entusiasmo. L’acquisto di Achraf Hakimi è già il colpo dell’estate 2020: il laterale destro più richiesto al mondo, stella del Borussia Dortmund (che grazie ai suoi gol ha eliminato in Champions proprio i nerazzurri), in prestito dal Real Madrid, uno di quei talenti che avrebbe potuto andare in qualsiasi squadra del mondo, ha scelto i nerazzurri per il presente e il futuro della sua carriera. Non è nemmeno una novità. Il primo è stato Lukaku, acquistato a suon di milioni per inaugurare l’era Conte e far dimenticare Icardi (c’è già riuscito). A gennaio è stata la volta di Eriksen, ancora oggetto misterioso in Italia, ma comunque uno dei centrocampisti più forti d’Europa, che sarebbe titolare in qualsiasi big del continente. Hakimi è il terzo top player, e diventerebbe addirittura il quarto se anche Lautaro Martinez dovesse rimanere (lo vuole il Barcellona di Messi).
Insomma, l’Inter ormai è una grande squadra che compra campioni internazionali e fa incetta dei migliori giovani nazionali (il prossimo potrebbe essere Tonali), e in questo è davvero sempre più vicina alla Juventus. Il problema è che sul campo è ancora troppo lontana, nelle ingenuità, nella mancanza di personalità, nelle troppe partite importanti sbagliate o buttate via, come in passato.
I dubbi aumentano, le critiche pure e mettono nel mirino l’antipatico Conte: vale 10 milioni di euro a stagione? Con questa squadra davvero Spalletti non avrebbe fatto di meglio, o comunque non di peggio? Per i processi è presto. Dando per scontata la qualificazione in Champions, c’è ancora l’Europa League agostana che darebbe un altro senso alla stagione. E comunque l’Inter non vince nulla da un decennio, non da un anno, ci vuole tempo per cambiare la mentalità, la storia di un club. Klopp ci ha messo quattro anni a fare del Liverpool la squadra più forte del mondo. L’Inter, però, il suo salto di qualità l’ha fatto: è di nuovo un grande club, temuto e credibile, Zhang e Marotta hanno mantenuto tutte le promesse. Ora tocca a Conte. Altrimenti per una volta il fallimento sarà tutto suo, e non dell’Inter.
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