“Lo Stato deve dire grazie quotidianamente” ai familiari delle vittime della strage di Viareggio che “ogni giorno nel loro dolore rappresentano un esempio di cittadinanza attiva“. A dirlo è il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che ha partecipato alle commemorazioni dell’11esimo anniversario della strage ferroviaria che causò 32 morti e per il quale è in corso il processo (manca il giudizio della Corte di Cassazione). “Ci sono battaglie – aggiunge Bonafede – che sono di tutti i cittadini e i familiari delle vittime hanno sempre dimostrato di portare avanti battaglie che andassero oltre la vicenda Viareggio”, perché “vogliono che quello che era successo a loro non capitasse ad altri e si battono per diffondere la cultura della sicurezza, della legalità”. Il tema del funzionamento della giustizia è legato a doppio filo al disastro che sconvolse la Versilia: su tutto resta ancora l’ombra della prescrizione su alcuni reati (che in certi casi è già scattata) contro la quale l’associazione dei parenti delle vittime si sono battuti in questi 11 anni, trovando un’interlocuzione con il guardasigilli.
Quella sulla prescrizione, dice Bonafede, “è una legge di cui vado orgoglioso, che ho portato avanti anche insieme ai familiari delle vittime della strage di Viareggio, e che ho sempre definito legge di civiltà. Adesso, però è importante concentrarci sulla celerità dei tempi del processo”, che “è un’esigenza che hanno tutti i cittadini italiani, sia sul processo penale che sul processo civile”. Per il ministro la riforma della prescrizione è stato “un passo avanti per garantire celerità nei processi”. Ma non basta, aggiunge: “Adesso i cittadini chiedono che ci sia un processo che abbia tempi brevi e, nei limiti del possibile, certi. C’è una riforma del processo penale che è del Parlamento e che deve andare avanti con velocità perché è un’esigenza che hanno tutti i cittadini italiani”.
Per la strage di Viareggio resta da celebrare solo il processo in Corte di Cassazione: la vicenda arriva già mutilata dei reati di incendio e lesioni colpose gravi e gravissime, tutti prescritti. I capi d’imputazione rimasti sono disastro ferroviario e omicidio colposo plurimo che restano in piedi solo perché c’è l’aggravante dell’incidente sul lavoro, come spiega il presidente di “Un mondo che vorrei”, l’associazione dei familiari, Marco Piagentini, che la notte del 29 giugno 2009, perse due figli e la moglie. “Il ministro Bonafede è venuto alla messa in ricordo delle vittime come già accaduto negli anni scorsi, in segno di vicinanza nei confronti dei familiari della strage. A lui, al quale abbiamo chiesto di continuare a tenere alta l’attenzione sul nostro processo, va la nostra stima. Alla luce della nostra vicenda giudiziaria ultimamente abbiamo lanciato delle proposte: prima fra tutte l’interruzione della prescrizione nei processi con imputati per disastro colposo, pensiamo per esempio anche a Genova“.
Poi c’è l’altro versante per cui si battono i familiari dei morti di Viareggio: la sicurezza dei trasporti, in particolare quella ferroviaria. “Un impegno – ha sottolineato tra gli altri il presidente della Camera Roberto Fico – che non può lasciare indifferenti istituzioni e politica, su cui grava il dovere di promuovere condizioni di sicurezza sempre più avanzate nel sistema dei trasporti così come sui luoghi di lavoro”. Le istituzioni, aggiunge la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, hanno “il dovere di fare piena luce” perché “perseguire la verità” serve a “evitare che disastri come quelli che hanno colpito Viareggio o Genova o tanti altri luoghi in Italia si possano ripetere. Perseguire la verità, per capire come e dove intervenire al fine di sanare e migliorare l’intera rete nazionale delle infrastrutture e dei trasporti, in sicurezza e a tutela primaria dell’incolumità di ogni individuo”.