Società

Torino, quando il Pd bloccò l’intitolazione di un parco a chi ha combattuto l’Isis. Ma quelli sono i nostri caduti

Mentre Donald Trump firma l’ordine esecutivo che incarcera per dieci anni chiunque danneggi un monumento negli Usa a seguito della polarizzazione che il tema ha provocato nell’intera società americana, in Italia la discussione sulla memoria pubblica, debole e parziale, segna il passo.

Le reazioni in difesa del monumento a Montanelli hanno mostrato quanta difficoltà abbiano in molti (più uomini che donne) a considerare un’aggravante e non un’attenuante la cornice fascista e/o tribale del suo “matrimonio” coloniale, riconoscendo l’ovvietà per cui gli italiani dell’epoca non si comportarono affatto tutti nello stesso modo. Le coscienze liberali faticano quando insorge il terrore di scoprire o dover ammettere talune parentele o continuità, oltre alle indubbie differenze, tra espressioni puntuali della mentalità fascista e di quella liberale nella storia europea; riflessioni che sarebbero di grande beneficio, invece, tanto per il liberalismo quanto per l’Europa.

Si preferisce scaricare ogni tratto regressivo della nostra cultura sulle masse elettorali “ignoranti” o sulle “periferie”, in nome di un’autoassoluzione di classi dirigenti “illuminate”; ma l’ultima manifestazione di Black Lives Matter a Torino attira l’attenzione su una delle tante ragioni per cui sarebbe difficile considerarle tali. A quella manifestazione ho partecipato anche io, assieme ad altri ex combattenti italiani in Siria, per denunciare una decisione presa dal Pd in Commissione toponomastica lo scorso dicembre.

Tutti sappiamo quante sofferenze e lutti abbia provocato il cosiddetto Stato islamico, in questi anni, nel mondo musulmano e nelle città europee. Per questo il Consiglio comunale di Torino ha impegnato mesi fa la sindaca a dedicare uno spazio pubblico alla memoria di chi ha perso la vita nel combattere l’Isis (al 99%, mediorientali dalla pelle non bianca e per lo più musulmani). Un tributo proposto dai consiglieri 5stelle Damiano Carretto, Valentina Sganga e Maura Paoli. Il Partito democratico tuttavia ha bloccato questa intitolazione in Commissione toponomastica, dove serve una maggioranza qualificata.

Il capogruppo del Pd Stefano Lo Russo ha affermato che è troppo presto, storicamente, per stabilire con certezza chi ha avuto torto o ragione nella guerra dei curdi contro l’Isis, citando tra i fattori di dubbio il coinvolgimento della Nato a favore dei primi. Ha poi aggiunto che un’intitolazione del genere potrebbe offendere i musulmani di Torino, e ha quindi appoggiato con entusiasmo un’alternativa intitolazione dei giardini di via Revello all’imprenditore e mercante d’arte biellese Riccardo Gualino.

Perché nel resto del mondo, a conti fatti, qualcuno dovrebbe pensare che siamo capaci di mostrare uguale rispetto per le vite degli esseri umani prescindendo dall’origine o dal colore della pelle? Certo Gualino avrà avuto dei meriti, ma gli altri sono 12mila giovani, donne e uomini, che hanno dato la vita per la loro e la nostra libertà. Le nostre città sono state protette dall’azione di quelle persone in Siria.

Una parte la gioca indubbiamente l’ignoranza sul mondo islamico. Sembra si ritenga che il musulmano medio debba sentirsi chiamato in causa dal nome “Isis”. Sembrerebbero insinuazioni della propaganda leghista, se non che quella almeno è consapevole. Del resto la Lega ha seguito il Pd fuori dall’aula pur di non votare l’intitolazione: i curdi siriani hanno sì combattuto il fondamentalismo islamico, ma sono contrari anche a quello che si fa scudo del crocifisso. Si dice a volte che gli estremi si incontrano.

Il provincialismo e l’inavvertita mentalità coloniale del Pd vanno a braccetto con la rimozione della nostra storia. Come avrebbero reagito i partigiani delle Brigate Garibaldi (cui la sinistra curda, di cui qui si parla, si ispira esplicitamente) se, dopo la resistenza, il Pci avesse bloccato le intitolazioni ai caduti perché era “troppo presto” per capire se avevano ragione i fascisti o gli antifascisti (magari tirando in ballo il coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra di liberazione)?

I caduti delle Forze siriane democratiche, esattamente come quelli del Cln, sono i nostri caduti – a prescindere dalla lingua, dal luogo del martirio e dal colore della pelle. Se per battere le destre europee, nel 2020, si crede sia utile sottacere l’importanza di chi lotta sotto bandiere democratiche e socialiste, nel mondo musulmano, contro l’estrema destra islamica, questo non fa che confermare ancora una volta la rozzezza dell’analisi come della prospettiva.

La nuova seduta comunale sull’intitolazione deve essere ancora calendarizzata. C’è da credere che le mobilitazioni non si fermeranno.