In un certo senso, la storia della Volkswagen Arteon è iniziata un ventennio orsono: sì, perché Ferdinand Piëch, storico super boss del gruppo tedesco – scomparso poco meno di un anno fa – il pallino per un’ammiraglia lo aveva sempre avuto, così come quello di vederla rivaleggiare, per prestigio, con le patinate BMW, Mercedes e con la medesima Audi (marchio di proprietà dello stesso Gruppo Volkswagen).

Nel 2002 ne derivò la Phaeton, berlinone da cinque metri di lunghezza, concepito per dare lustro a una marca nata per la motorizzazione di massa della Germania. La piattaforma costruttiva era mutuata dalla cugina A8 – quella dell’Audi, però, era fatta di alluminio – e non mancavano sofisticate tecnologie, come le sospensioni pneumatiche, la trazione integrale e un potente motore turbodiesel a 10 cilindri. Tuttavia, le velleità di Piëch si scontrarono con numeri di vendita poco incoraggianti, probabilmente a causa dell’intrinseco ossimoro che scaturisce dall’accostamento di concetti come auto del popolo – è questo, infatti, il significato di “Volkswagen” – e ammiraglia di lusso.

La Arteon, lanciata nel 2017, è nata per quelle stesse volontà, pur ridimensionate nelle ambizioni (e nei costi): le dimensioni in lunghezza sono più contenute (486 cm in lunghezza), la meccanica deriva da quella della Passat, ma il piglio è sempre da ammiraglia, seppur dall’indole più atletica. Ora, a distanza di qualche anno dell’esordio, la Arteon si rinnova e, contestualmente, viene offerta anche in un’inedita versione con carrozzeria station wagon, la Shooting Brake.

Una perseveranza, quella della VW, che vale doppio anche in virtù del fatto che, da molti costruttori, le carrozzerie familiari sono date per morte (citofonare ad Alfa Romeo per maggiori dettagli). Sicché, la nuova Arteon arriverà sul mercato nella seconda parte dell’anno, portando al debutto pure motorizzazioni agli antipodi: come quella ibrida plug-in, che fa l’occhiolino agli ambientalisti, e la più sportiva edizione “R”, dotata di cerchi di lega dedicati da 20”, impianto frenante ad hoc e terminali di scarico specifici.

Il facelift ha portato in dote una fanaleria anteriore a led a sviluppo orizzontale, simile a quella vista sulla nuova Golf, con cui la Arteon condivide la medesima piattaforma costruttiva Mqb. Mentre la calandra anteriore cambia nei motivi a seconda degli allestimenti. Pezzo forte della versione Shooting Brake è, nemmeno a dirlo, la capacità di carico offerta dal bagagliaio, che oscilla fra 583 litri (contro i 563 litri della tre volumi) e che può salire sino a 1.632 litri abbattendo lo schienale del divanetto posteriore (la berlina si ferma a 1.557).

Interventi ancora più consistenti all’interno, dove cambia lo stile del cruscotto, completamente digitale, e ponte di comando. Lo sterzo, poi, si arricchisce di superfici tattili, per il controllo delle varie funzionalità. Non solo, in ossequio al posizionamento del veicolo, pure i materiali sono stati impreziositi. Presenti all’appello tutte le ultime tecnologie dedicate all’assistenza del driver durante la guida, come la frenata automatica di emergenza, il cruise control adattivo e il mantenimento attivo della corsia di marcia.

Veniamo, infine, alle motorizzazioni che includono unità turbobenzina con potenze di 190, 280 e 320 Cv (quest’ultima per l’allestimento R), turbodiesel con 150 e 200 Cv, e l’ibrido alla spina, che unisce un’unità termica da 156 Cv con una elettrica da 115 Cv, per una potenza totale di 218 Cv; una sinergia sotto il controllo del cambio automatico doppia frizione a sei rapporti e che dovrebbe garantire la possibilità di viaggiare per una cinquantina di chilometri a zero emissioni. Per le altre motorizzazioni, invece, è presente l’automatico a sette marce e, per alcune varianti, le quattro ruote motrici. Presto per parlare di prezzi ma, a titolo di riferinento, giova ricordare che quelli della Arteon attualmente a listino partono da circa 51 mila euro.

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