Per Mariastella Gelmini quella del 2013 fu “un’esecuzione politica”. Per Anna Maria Bernini quella di oggi è invece l’occasione per nominare “Silvio Berlusconi subito senatore a vita“. Massimo Mallegni, bontà sua, punta al bersaglio grosso: “Nessuno potrà mai risarcirlo abbastanza, ma per i suoi meriti politici meriterebbe di essere eletto prossimo Capo dello Stato”. Antonio Tajani, da ex monarchico appassionato di storia, scomoda addirittura “l’affare Dreyfuss“, cioè il noto caso che divise la Francia alla fine dell’800, dopo le accuse di tradimento e spionaggio alle quali fu ingiustamente sottoposto il capitano alsaziano Alfred Dreyfus: è il simbolo degli errori giudiziari. Matteo Salvini invia la sua solidarietà ma non riesce a non parlare di se stesso: “Dopo le intercettazioni di Palamara contro il sottoscritto, spunta un altro audio di un magistrato che ammette l’uso politico della Giustizia. Solidarietà a Silvio Berlusconi per il processo farsa di cui è stato vittima”. Il concetto piace a Giorgia Meloni che però restringe l’accusa a solo “un pezzo di magistratura che fa politica e attacca avversari politici, invece di cercare la giustizia e dare risposte ai cittadini”.
La vicenda della “sentenza sbagliata” – Ma di errori giudiziari e di uso politico della giustizia sul caso di Silvio Berlusconi non c’è nemmeno l’ombra. A far scattare il tipico tic dei forzisti, sempre pronti a denunciare un qualche golpe giudiziario contro il loro leader pluri imputato, è Il Riformista, cioè il giornale diretto da Piero Sansonetti ed edito da Alfredo Romeo, e Quarta Repubblica, cioè la trasmissione in onda sulle reti Mediaset della famiglia Berlusconi e condotta da Nicola Porro, vicedirettore de Il Giornale della medesima famiglia dell’ex presidente del consiglio. Il primo sostiene di avere “le prove che la sentenza che condannò Berlusconi al carcere, nel 2013″ fosse “una sentenza clamorosamente sbagliata”. Di che prove parla Sansonetti? L’ex premier, ricordiamolo, fu condannato perché – secondo la Cassazione – Mediaset acquistava a prezzi gonfiati i diritti dei film dagli Stati Uniti. Quei soldi in più servivano per mettere da parte fondi neri. Quale sarebbero dunque questi elementi che definiscono come “clamorosamente sbagliata” la sentenza definitiva per frode fiscale di Berlusconi? Un verdetto del Tribunale civile di Milano – di cui il Corriere della Sera ha già scritto il 1 febbraio di quest’anno – che ha negato a Rti e Mediaset di ottenere dal produttore americano Frank Agrama, intermediario di quelle compravendite di film e coimputato del leader di Forza Italia ma prescritto per il reato di appropriazione indebita, un tesoro da 113 milioni di euro. Il magistrato civile, Damiano Spera, non smentisce affatto il verdetto degli ermellini ma ritiene di avere il diritto esercitare “il potere/dovere di rivalutare criticamente (alla luce anche del contraddittorio) i fatti già accertati in modo incontrovertibile in sede penale“. Agrama era un vero intermediario, i contratti erano effettivi, ma questo fa parte esplicitamente del processo penale, e dunque “l’interposizione fittizia contestata nei capi di imputazione non sussiste”. Nessun riferimento alla frode fiscale contestata all’ex senatore ed ex presidente del Consiglio. Nessun ribaltamento di sentenze quindi, semplicemente la risposta del giudice civile a una istanza in ambito civile.
Il giudice registrato – Quanto a Quarta Repubblica, invece, ha mandato in onda gli audio del relatore del verdetto di condanna emesso dalla Cassazione, Amedeo Franco. “Berlusconi deve essere condannato a priori perché è un mascalzone! Questa è la realtà… a mio parere è stato trattato ingiustamente e ha subito una grave ingiustizia… l’impressione che tutta questa vicenda sia stata guidata dall’alto”, dice il magisrtato mentre parla con l’ex premier. Probabilmente Franco è stato registrato a sua insaputa. Scrive Sansonetti: “Gli avvocati di Berlusconi sostengono che in questi anni non hanno usato la registrazione per rispetto del magistrato, che era rimasto in attività”. Il rispetto per Franco, dunque, deve essere svanito ora che il giudice è morto e dunque non può chiarire il suo pensiero né smentire alcun passaggio di quelle frasi.
Pure Renzi con Berlusconi – Il presunto scoop del Riformista unito alle registrazioni di Franco, rilanciate nell’epoca di inchieste sul mondo delle toghe, scatenano i berluscones come ai bei tempi delle marce sul tribunale di Milano. Solo che adesso c’è un supporter in più: Matteo Renzi. “Non so dove sia la verità ma so che un Paese serio su una vicenda del genere – legata a un ex Presidente del Consiglio – non può far finta di nulla”, scrive l’ex leader del Partito democratico nella sua enews. “Non ho mai appoggiato i Governi Berlusconi e Berlusconi non ha mai votato la fiducia al Governo Renzi (a differenza di altri governi anche di centrosinistra): quindi, per me Berlusconi è un avversario politico. Ma, proprio per questo, è doveroso fare chiarezza su ciò che esce dagli audio di quella trasmissione e nessuno può permettersi il lusso di far finta di niente”, continua il leader di Italia viva.
Forza Italia torna al vecchio repertorio: “Golpe politico giudiziario” – Renzi, come spesso capita ultimamente, si aggiunge al coro unanime del centrodestra. Nessuno ci fa più caso, a parte Maurizio Gasparri che non gradisce la new entry: “Ti ricordi Renzi che avevi detto game over vero? Dovrai scusarti a testa china di quelle parole di avallo ad una persecuzione contro Berlusconi. Noi non dimentichiamo certe parole false e miserabili”, twitta il senatore. Il più moderato tra i berluscones è, incredibilmente, Renato Brunetta: “Sempre al tuo fianco perché sei una persona perbene. E finalmente oggi i fatti e la storia ti hanno reso giustizia”, dice l’ex ministro rivolgendosi direttamente al suo leader. “L’unica colpa di Berlusconi è quella di essere sempre stato un uomo libero. Nessuno potrà mai risarcirlo abbastanza, ma per i suoi meriti politici meriterebbe di essere eletto prossimo Capo dello Stato. Berlusconi, come purtroppo decine di migliaia di italiani incluso il sottoscritto, ha subito un processo politico ed è stato cacciato ingiustamente dal Senato della Repubblica”, lacrima invece il fidato Mallegni, vicecapogruppo al Senato. Il concetto di “processo politico” è in assoluto il preferito dei berluscones. Tajani, l’ultimo delfino dell’83enne Berlusconi e dunque quello con più memoria storica, rispolvera tutto il vecchio vocabolario: “Si parla di plotone d’esecuzione, di sentenze pilotate dall’alto ai danni di Berlusconi. E’ necessario fare chiarezza, Berlusconi è stato votato dagli elettori, fu un colpo di Stato giudiziario“. Poteva mancare l’evocazione del Colle? No, non poteva. “Siamo convinti che il Presidente della Repubblica seguirà con grande attenzione tutto ciò che accade e siamo sicuri che continuerà a dare indicazioni a favore di una giustizia giusta, e che in Italia non debba più accadere a nessuno ciò che è accaduto al cittadino Silvio Berlusconi”. La capogruppo a Palazzo Madama Bernini, invece, mette immediatamente mano al cassetto delle controriforme: “Anche i garantisti dell’ultima ora verranno tutelati dalla riforma della giustizia. Abbiamo un disegno di legge di iniziativa popolare per la separazione delle carriere dei magistrati. Basta con i pm che sono divi che scalzano i politici, e il caso Palamara non può essere casuale”. Tocca a Licia Ronzulli prendere carta e penna e riscrivere la storia: “Capisco che a molti darà fastidio ma c’è stato un furto di democrazia in questo Paese, un vero e proprio colpo di Stato. Chiamiamo allora le cose con il loro nome: Silvio Berlusconi è stato condannato con una sentenza farlocca dettata unicamente dal pregiudizio, come candidamente confessato da uno dei tre giudici. E’ stato estromesso successivamente dal Senato con una legge figlia di questo pregiudizio e a sua volta illegittima perché retroattiva“. Nessuno che ricordi alla senatrice come quella legge “illegittima perché retroattiva” e figlia del “pregiudizio” contro Berlusconi fu votata anche dal Pdl.
Gli striscioni a Montecitorio – Finito? Neanche per idea. A Montecitorio, infatti, i berlusconiani hanno esposto una serie di cartelli.”Verità per Berlusconi” e “Giustizia per Berlusconi”, si legge, neanche si trattasse di un desaparecido. Concetti che nell’epoca del web diventano subito hasthag, con l’obiettivo di far diventare la vicenda virale. Poco prima la capogruppo alla Camera Gelmini ha annunciato la presentazione di una proposta di legge per l’istituzione di una Commissione di inchiesta sull’uso politico della giustizia negli ultimi 25 anni. Se ne sentiva giusto la mancanza.