Dal 1° luglio riaprono le frontiere esterne dell’Unione europea che dà il via libera agli ingressi da 15 Paesi terzi. Nella lista approvata a maggioranza qualificata dai 27 – inclusa l’Italia – e da altri quattro paesi che fanno parte dello spazio Schengen (Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein) c’è anche la Cina, solo a condizione che lasci entrare gli europei, ma sono esclusi gli Stati Uniti, visto il persistente aumento dei contagi, con le situazioni più critiche in Texas e Florida. Una scelta già ampiamente annunciata nei giorni scorsi, e che anche Washington, come da giorni riportavano i media americani, davano ormai per scontata. L’elenco al momento include Algeria, Australia, Canada, Georgia, Giappone, Montenegro, Marocco, Nuova Zelanda, Ruanda, Serbia, Corea del Sud, Thailandia, Tunisia e Uruguay, con l’inclusione della Cina ma solo in base al criterio di reciprocità.

La lista sarà rivista ogni 14 giorni, con l’aggiunta di nuovi paesi a seconda delle rispettive curve epidemiologiche. La decisione dell’Europa, che non riguarda i cittadini di paesi terzi già presenti nel blocco, è determinata dalla prudenza, ma destinata a ripercuotersi sulle economie e i settori turistici di entrambe le sponde dell’Atlantico, già devastate dal virus. Si stima infatti che oltre 15 milioni di americani viaggino in Europa ogni anno e che circa 10 milioni di europei attraversino l’oceano per vacanze e affari.

All’interno dell’Europa, alla ricerca di un difficile equilibrio tra la ripresa dell’attività turistiche e le esigenze sanitarie, nuovi segnali di allentamento arrivano intanto da Londra che ha deciso di eliminare, dal 6 luglio, la quarantena per gli inglesi di rientro dalla vacanze in vari Paesi, tra cui l’Italia. Nella lista in preparazione in Gran Bretagna ci sono Spagna, Francia, Grecia, Germania, Portogallo, Belgio, Turchia, Olanda e Norvegia. Mentre resterebbero fuori Portogallo e Svezia.

L’Ue ha vietato i viaggi non essenziali verso il continente da metà marzo, a causa della pandemia. A tutt’oggi i casi di coronavirus in tutto il mondo sfiorano ormai i 10 milioni con un numero dei decessi che sfiora i 500mila. L’obiettivo è tutelare la salute degli europei tenendo fuori dalla lista quelli ad alto rischio e dunque dove i contagi sono alti, come gli Stati Uniti ed il Brasile.

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