Il condono edilizio esce dal decreto Semplificazioni. Dopo le proteste di Verdi e Legambiente, il niet del ministro dell’Ambiente Sergio Costa e lo stop arrivato dal vicesegretario dem Andrea Orlando, il premier Giuseppe Conte nel corso del vertice di maggioranza a Palazzo Chigi si è risolto per lo stralcio. Restano invece distinguo e richieste di modifica sulla deroga temporanea al codice appalti: M5S e Italia Viva continuano a chiedere commissari “modello Genova” mentre Pd e Leu frenano. La riunione tra Conte, il ministro all’Economia Roberto Gualtieri e i capidelegazione è aggiornata a mercoledì, da mezzogiorno.
Il primo risultato comunque è che salta l’articolo 10 in base al quale gli abusi edilizi che non abbiano comportato un aumento del carico urbanistico sarebbero stati puniti solo con una sanzione amministrativa e la violazione si sarebbe prescritta in dieci anni. E viene archiviata la proposta di consentire l’accertamento di conformità anche per edifici che non erano conformi al piano regolatore al momento della realizzazione: una norma analoga della Regione Sicilia è stata bocciata dalla Consulta che nel 2017 l’ha ritenuta un “condono surrettizio”. Nel corso della riunione è stato chiarito che la norma era stata proposta dai territori e in particolare dal governatore emiliano Bonaccini e veicolata dal ministero della pa. Conte ha spiegato la ratio e contestato che si trattasse di condono in senso proprio visto che le sanzioni penali e amministrative rimangono confermate e “si proponeva solo di evitare l’irrazionale conclusione per cui un edificio andrebbe demolito perché costruito non in conformità alla normativa urbanistica dell’epoca, ma ricostruito nello stesso identico modo perché pienamente conforme alla normativa urbanistica intervenuta successivamente”. Comunque alla fine tutti hanno concordato sullo stralcio e sull’opportunità di non inserire norme riguardanti assunzioni nella Pa – su cui non c’erano dettagli nel documento sintetico diffuso lunedì – in modo da concentrare le previsioni solo sulla semplificazione in senso stretto.
Ma resta l’impasse sulla scelta di affidare a commissari la responsabilità delle opere pubbliche. A quanto si apprende, la discussione è accesa, con Italia viva favorevole, come ha sempre detto pubblicamente il leader Matteo Renzi, e il Movimento 5 Stelle orientato sul cosiddetto ‘Modello Genova’ utilizzato dopo il crollo del ponte Morandi. Non c’è accordo, però, con le altre forze politiche che sostengono il governo.
Non solo: i dem hanno dubbi sul controllo concomitante della Corte dei Conti per combattere l’inerzia delle amministrazioni pubbliche. L’articolo 16 della bozza del dl semplificazioni prevede la vigilanza della magistratura contabile “per accelerare la realizzazione delle spese di investimento” e il potere delle sezioni di controllo di nominare, “previo contraddittorio con le amministrazioni e gli altri soggetti interessati, un commissario ad acta per la rimozione dell’inerzia”. Una risposta, dopo un’evidente mediazione, a quanto chiesto più volte dal Movimento 5 stelle, ovvero un sistema con un commissario per ogni opera finalizzato a garantire la legalità della ripartenza. Ma i dem sarebbero fermamente contrari, riferiscono fonti di governo.
Il confronto prosegue, spiegano fonti della maggioranza, “si va avanti cercando di tagliare il traguardo del Cdm già in settimana”.