di Jakub Stanislaw Golebiewski*
Andrà tutto bene. Questo slogan ce lo ricordiamo con ottimismo in piena fase di lockdown, eravamo convinti che il coronavirus ci avrebbe cambiati in meglio sotto molti punti di vista. E’ vero, ci sta cambiando, ma in peggio. Infatti, è bastato svegliarsi una domenica di fine giugno e leggere sui social una notizia che non avresti mai immaginato. Un papà uccide i propri figli e si toglie la vita lanciandosi da un ponte. Un sobbalzo dalla sedia, la speranza in una fake news, la ricerca di altre fonti e inciampo in un commento orribile che accompagna l’articolo de Il Mattino: “Il dramma dei papà separati”, prontamente modificato in “Devastato dalla separazione”. Mossa dell’ultimo secondo che non riesce a coprire lo scivolone iniziale, anzi aggrava ulteriormente le cose.
Come padre separato e presidente dell’associazione “Padri in Movimento” a tutela della bigenitorialità dei figli minori nel rispetto delle figure genitoriali, mi sono immediatamente dissociato da questo modo di fare giornalismo, sempliciotto e generalizzato che nasconde la realtà senza entrare nel merito del reale problema. Perché Il Mattino commette due errori: da una parte generalizza un crimine terribile e dall’altra lo banalizza suscitando l’indignazione delle associazioni femministe ma anche di molti padri separati si sono sentiti offesi. I padri non uccidono i figli all’alba di una separazione, non soffocano ciò che amano più di se stessi. Ci rendiamo conto della gravità di questi messaggi banali e degli effetti gravi che possono causare nell’immaginario collettivo associando i padri separati a degli assassini?
Quella separativa è spesso una narrazione fatta di dolore ma anche di tanto amore verso i propri figli che molte volte accompagna entrambi i genitori ad affrontare percorsi giudiziari difficili e complessi, ma questa non può essere assolutamente presa come giustificazione per il figlicidio. Un padre separato lotta per e non contro i propri figli, per poter stare più tempo con loro, per vivere una nuova quotidianità, per riuscire a garantire un solido supporto e sostegno educativo, compreso quello economico. Lo sentite su di voi il dramma consumato in quella cameretta? Non era un padre quell’uomo. Non è padre chi progetta di andare in vacanza con i propri figli per ucciderli.
Per questo disturba il tentativo di sminuire la gravità di quello che è accaduto colpevolizzando la madre, rea di averlo lasciato, e disturba che si crei un pericoloso automatismo con tutti i padri che affrontano la separazione. Questo non è il dramma dei padri separati ma la straziante e iniqua morte di due bambini e della madre che sopravvive loro. Ed è questo il punto su cui bisogna fermarsi e non proseguire più, nel momento in cui entrano in gioco dinamiche mascoliniste ben distanti dalle problematiche reali dei padri separati ma legate a uomini feriti nell’orgoglio perché si sentono abbandonati o rifiutati.
Bisogna fermarsi perché la narrazione di questo crimine inizia a divenire tossica se viene affidata esclusivamente ad un punto di vista mascolinista e alla continua ricerca di una colpa assoluta che possa legittimare l’azione in tutta la sua profondità perché si non si guarda l’uomo, un assassino, ma si vede la donna come colei che ha rovinato tutto e deve essere punita.
“Non rivedrai mai più i tuoi figli”, questo è il messaggio su Whatsapp seguito da un altro su Instagram “Con i miei ragazzi, sempre insieme” e così è stato dopo la furia distruttiva che ha punito tutti. E’ la manipolazione mediatica su quel gesto che preoccupa, in qualche modo si sta sforzando nel farlo diventare “disperato” o “folle” legato ad un qualcosa che non era ma poteva essere. Non follia, non disperazione, ma una volontà di vendetta, una dimostrazione di forza e di potere che porta donne e bambini a morire tra quelle mani che dovrebbero essere “amiche”.
E quel titolo, “Il dramma dei papà separati”, continuerà ad offendere le vittime giustificando l’uomo che, quando viene lasciato, uccide con crudeltà. Anche i suoi figli.
*presidente dell’associazione “Padri in Movimento”