Il senatore è il primo a chiedere che sul ricorso al cosiddetto fondo salva-Stati si possa discutere e valutare la soluzione migliore. Così come già annunciato da Conte che ha sempre ribadito come l'ultima parola spetterà al Parlamento. Il sottosegretario grillino all'Interno ha quindi lasciato intravedere la possibilità di aperture, ma dentro il Movimento c'è chi non intende fare passi indietro. Intanto il premier in serata ha sentito la Merkel: al centro del colloquio anche il Recovery fund e i tempi di attivazione
“Finiamola con il no ideologico al Mes, altrimenti il governo rischia davvero“. Ad aprire il dibattito anche dentro il Movimento 5 stelle sull’opportunità o meno del ricorso al cosiddetto fondo Salva-Stati è il senatore Primo Di Nicola. Mentre il premier Giuseppe Conte ha ribadito più volte come l’ultima parola spetterà al Parlamento, il M5s, almeno pubblicamente, si è sempre detto contrario. Ma il fronte non sembra così compatto, soprattutto dopo l’appello del segretario Pd Nicola Zingaretti perché i fondi destinati alla sanità siano valutati dalle forze di governo. “Questo strumento”, ha detto Di Nicola in un’intervista a Repubblica, “non è più quello che ha portato allo strangolamento della Grecia. Oggi l’unica condizionalità è legata all’utilizzo in ambito sanitario per fronteggiare l’emergenza coronavirus. Certo, c’è da aspettare che le regole del Mes vengano definitivamente scritte, ma Dio solo sa quanto bisogno abbiamo di quei 36 miliardi. Mi chiedo: se ne abbiamo bisogno e dovesse rivelarsi conveniente, perché no?”. Il senatore M5s, nella sua intervista, ha anche sottolineato le difficoltà della maggioranza in Parlamento: a Palazzo Madama, dove solo la settimana scorsa il M5s ha perso un’altra senatrice, il governo ha un margine molto risicato (circa 10 parlamentari).
Oggi intanto il premier ha sentito Angela Merkel : un confronto arrivato dopo che solo venerdì scorso la cancelliera si era augurata che il Mes non “rimanesse inutilizzato”. Al centro del colloquio, la cui motivazione ufficiale era la presidenza tedesca dell’Ue che parte il primo luglio, anche il dossier caldo del Recovery Fund: l’Italia chiede sia attivato il prima possibile, ma non mancano le difficoltà nelle trattative.
Secondo Di Nicola, l’importante è che i 5 stelle almeno siano disponibili ad aprire una discussione sul tema e non si blocchino a un “no preventivo”. Sul Mes infatti, ha continuato, “i dubbi ci sono e riguardano i problemi che potrebbero crearsi se un Paese non dovesse essere in grado di restituire il prestito. Quindi penso sia necessario chiarire che in ogni caso la sovranità nazionale non si tocca, lasciando ai Paesi che dovessero trovarsi in difficoltà la libertà di individuare le ricette economiche più adatte a fronteggiare le eventuali crisi”. E infine, in merito alle resistenze del Movimento, “dalle posizioni preconcette, ideologiche, occorre passare a una linea ragionata, spiegando all’intero M5s che se si ricorresse al Mes risparmieremmo svariati miliardi di tassi di interesse che potremmo impiegare per le tante altre nostre emergenze”.
Solo nelle scorse ore, i 5 stelle riuniti in assemblea al Senato hanno ribadito il loro no al ricorso al fondo salva-Stati. Ma la discussione è molto accesa. Tanto che oggi a esporsi e a lasciar intravedere possibilità di mediazione è stato anche il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia: “Il M5s ragiona come una famiglia in difficoltà”, ha detto all’agenzia Adnkronos, “come è oggi il nostro Paese duramente colpito dalla pandemia. Se vediamo dei soldi a portata di mano e a buon mercato, non siamo di certo stupidi a non volerli utilizzare. Ma c’è bisogno di avere la certezza che non siano una trappola, studiando con attenzione le clausole in entrata e in uscita. Se quelle vengono meno, allora non ha più senso chiamarlo Mes, è diventato altra cosa. A quel punto, come ogni famiglia ragionevole, li prenderemmo. Ma no a ricatti verbali su quelle che a oggi sono solo delle supposizioni”.
Dentro il Movimento però è in corso un vero e proprio braccio di ferro, tra chi è pronto al dialogo e chi invece pensa che sarebbe un errore cruciale quello di accettare di ricorrere al Mes. “Siamo passati dai penultimatum di Renzi a quelli di Zingaretti“, ha scritto su Facebook la senatrice Barbara Lezzi, ex ministra molto spesso su posizioni critiche verso la linea ufficiale e molto vicina ad Alessandro Di Battista. “Ogni settimana imbastisce un dibattito strumentale. Questa è la settimana del Mes. Quello che credo è che il segretario del Pd debba essere chiaro con gli italiani e dire se il ritorno di fiamma per Berlusconi è così irresistibile. Se è così, significa che vuole in maggioranza Forza Italia concedendo qualche ministero. Magari uno di quelli che Gelmini e Bernini non smettono di pungolare ogni santo giorno”.