Questa è una storia che vorremo leggere ogni giorno. Siamo a Ricengo, meno di duemila abitanti, in provincia di Cremona. Un borgo delizioso, con una villa settecentesca al centro del paese, un piccolo santuario e una scuola che somiglia a una moderna villa, colorata, ampia. È lì che per qualche anno ho insegnato. A far da cornice a Ricengo il Parco del fiume Serio, un’oasi naturale che ogni cittadino di Ricengo impara a rispettare fin da piccolo. Un posto incantevole se non fosse che qualche ragazzo nei giorni scorsi ha dimenticato l’abc dell’educazione nei confronti del bene pubblico.
Hanno bevuto, mangiato e lasciato tutto a terra, trasformando il parco in una discarica. Un errore di gioventù, una bravata direbbe qualcuno. Ma il gesto di questi giovani non è sfuggito al primo cittadino, Ferruccio Romanenghi: un sindaco che conosce il paese meglio del palmo della sua mano; uno di quegli amministratori che dedica la vita al suo piccolo Comune spalando la neve quando è necessario, tagliando l’erba se serve, andando a spegnere le luci della scuola quando qualcuno le dimentica accese.
Quando Romanenghi scopre i ragazzi non ha alcun dubbio: nessuna denuncia. Nessuna chiamata alle forze dell’ordine. Anzi. Qualcuno dei giovani si presenta persino spontaneamente nel suo ufficio per chiedere scusa di quel gesto. E lui che fa? Sceglie di dare una lezione di vita a questi cittadini: tutti i lunedì fino al 30 settembre dovranno pulire l’area che hanno imbrattato. Dalle 18 alle 20 si incontreranno con il sindaco e sotto la sua supervisione si prenderanno cura del loro territorio.
Un gesto per nulla straordinario, ma per nulla scontato in questo tempo. Il sindaco di Ricengo ha dato una lezione di vita a questi ragazzi scegliendo di “non mollarli”. La via della denuncia sarebbe stata la più semplice, la più immediata ma la meno “milaniana”: quei ragazzi avrebbero accumulato rabbia, non avrebbero avuto l’opportunità di conoscere il sindaco Ferruccio e avrebbero voltato le spalle alla politica.
Un sindaco non può che occuparsi dei suoi ragazzi come fossero tutti suoi figli. Romanenghi l’ha fatto. Grazie, sindaco.