Diritti

Adidas, si dimette la responsabile delle risorse umane dopo le accuse di razzismo: “Lo faccio per spianare la strada al cambiamento”

Karen Parkin ha preso la decisione in seguito alle proteste dei dipendenti dopo un commento fatto durante un meeting tenutosi un anno fa e nel quale aveva detto che la presa di coscienza sul tema del razzismo a livello internazionale sarebbero "schiamazzi" che interessano solo gli Stati Uniti

Karen Parkin, responsabile risorse umane dell’Adidas, ha rassegnato le dimissioni a seguito delle proteste del personale della multinazionale tedesca per alcuni commenti in cui minimizzava le problematiche legate al razzismo. “Mi è diventato chiaro che per unificare l’organizzazione sarebbe meglio per me ritirarmi e spianare la strada al cambiamento”, ha annunciato Parkin in un comunicato scritto lasciando così il proprio ruolo dopo 23 anni di servizio.

Secondo quanto riportato dal The Wall Street Journal, le dimissioni sono giunte a seguito della richiesta di un gruppo di 80 lavoratori dell’Adidas di investigare sul trattamento che la responsabile delle risorse umane ha avuto sui temi legati al razzismo, la diversità e l’inclusione. Un anno fa, durante una riunione con i propri dipendenti, Parkin ha infatti affermato che la presa di coscienza sul tema del razzismo a livello internazionale sarebbero “schiamazzi” che interessano solo gli Stati Uniti e che l’azienda non ha problemi legati al razzismo.

Eppure, all’interno della stessa azienda la presenza di minoranze è molto bassa, tanto che meno del 5% dei dipendenti delle sedi centrali in Nord America si identifica come afroamericano, secondo quanto riportato da un’indagine del New York Times. Oltretutto, questi si sentirebbero marginalizzati dai loro principali. Con le dimissioni di Parker, inoltre, l’Adidas perde l’unica donna nel consiglio d’amministrazione che, come sottolinea la Bbc, ora è composto solo da uomini bianchi.

Ciò che appare pubblicamente, però, è un’altra immagine dell’azienda. La decisione di Parkin è solo l’ultimo di una serie di mosse prese dalla compagnia per cercare di dare un’immagine di sé che sia inclusiva e vicina alle tematiche sociali odierne. Già da tempo, infatti, l’Adidas ha tra i propri testimonial grandi personalità di colore come Beyoncé e Kanye West. Solo poco tempo fa, inoltre, si è schierata a favore della campagna “Stop Hate For Profit” in cui si chiede di bloccare la pubblicità a Facebook e Instagram per tutto luglio, o almeno fino a quando le piattaforme non prenderanno una posizione più chiara su chi pubblica contenuti incitanti all’odio. La compagnia, infine, ha pianificato due progetti da portare a termine entro il 2025: da una parte ha promesso di donare 120 milioni di dollari per supportare le comunità afroamericane negli Stati Uniti, dall’altra si è impegnata ad aumentare la percentuale di lavoratori afroamericani e ispanici, aspettandosi di comprendere impiegati di diverse etnie in almeno il 12% delle proprie posizioni di leadership.

Come l’Adidas, tante multinazionali stanno cambiando sensibilmente la loro politica aziendale per dare un’immagine di sé che risponda alle richieste del pubblico. Prima d’ora, però, non era mai successo che il dirigente di un’azienda così importante scegliesse di licenziarsi per quanto affermato.