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Brexit, Angela Merkel: “Ue si prepari a uscita senza accordo”. Scontro Londra-Bruxelles sull’adesione alle norme comunitarie

Parlando al Bundestag nel primo giorno di presidenza tedesca del Consiglio dell'Ue, che durerà 6 mesi, la cancelliera ha dichiarato che uno degli obiettivi del mandato sarà quello di raggiungere "una buona soluzione" entro l'autunno. Ma su pesca, level playing field, governance del futuro partenariato e altri temi le parti sono ancora distanti

La Brexit senza accordo non è affatto scongiurata. Anzi, l’Unione europea deve prepararsi alla possibilità di una no deal Brexit. A dirlo, parlando al Bundestag, è la cancelliera tedesca, Angela Merkel, che dopo le difficoltà manifestate anche dal capo negoziatore Ue, Michel Barnier, nel portare a compimento i termini dell’accordo siglato con il Regno Unito nel corso di questo anno di transizione, in scandenza al 31 dicembre 2020, apre di nuovo alla possibilità di un divorzio totale.

Una sfida, quella di evitare un no deal, che la cancelliera ha deciso di intraprendere e che sarà uno dei fari della presidenza tedesca del Consiglio dell’Ue che inizia oggi e durerà, come di consueto, 6 mesi. L’idea, ha dichiarato, è quella di trovare una “buona soluzione” e raggiungere un accordo definitivo entro l’autunno.

Dopo il superamento dell’impasse interna al Regno Unito sulla firma dell’accordo, costato la premiership a Theresa May, e l’ok definitivo del Consiglio Ue sull’intesa alla fine di gennaio, le contrattazioni sono andate avanti. Perché se sulla carta un’intesa esiste, questa deve poi essere tradotta in nuovi accordi bilaterali che regolino i rapporti tra Unione e Gran Bretagna in tutti i campi.

Ma le difficoltà non sono poche. L’esplosione della pandemia di coronavirus in Europa ha certamente rallentato il lavoro dei negoziatori, costringendoli a incontri limitati a videoconferenze che, hanno poi ammesso i due capi della diplomazia in materia di Brexit, Michel Barnier e David Frost, hanno avuto ripercussioni sulle discussioni.

Lo aveva fatto capire lo stesso Barnier meno di un mese fa, il 5 giugno, quando al termine dell’ultimo round di negoziati aveva dichiarato che “non ci sono stati progressi significativi” nei negoziati con Londra, ma un accordo “deve essere trovato da oggi al 31 ottobre”. L’autunno è il tempo limite che l’Unione si è data per poter pensare di arrivare a un’uscita del Regno entro fine anno con tutti i punti chiariti e messi nero su bianco. Ma la controparte britannica, aveva aggiunto il capo negoziatore di Bruxelles, “si distanzia dalla dichiarazione politica concordata”.

Meno catastrofica la posizione di Frost che, a distanza di poche ore dalle parole di Barnier, aveva detto di aver registrato “toni positivi”, ma “progressi limitati”: “I progressi – spiega Frost in una nota – rimangono limitati, ma i nostri (ultimi) colloqui hanno avuto un tono positivo e noi restiamo impegnati per un successo finale. Siamo in un momento importante di questi colloqui, vicini ai limiti di ciò che possiamo conseguire attraverso il formato dei round da remoto. Se vogliamo far progressi, è chiaro che dobbiamo intensificare e accelerare il lavoro, discutendo con la Commissione su quale sia il modo migliore”.

I punti di scontro sull’adesione del Regno ad alcune norme comunitarie rimangono però ancora tanti ad appena 4 mesi dalla deadline fissata dall’Ue. Bruxelles punta a trattenere Londra il più possibile all’interno dei parametri dell’Unione, così da limitare il più possibile una forte concorrenza al confine, dall’altra la spinta secessionista del governo Johnson, pressato dall’ala più oltranzista dei conservatori, chiede la piena indipendenza. E uno dei campi di maggior scontro è quello della pesca: da un lato i britannici intendono garantire ai pescherecci inglesi il prioritario accesso alle acque nazionali, dall’altro Palazzo Berlaymont reclama il “reciproco accesso ai mercati e ai mari” tra la Gran Bretagna e i 27. Questo perché quelle zone sono importanti anche per l’economia comunitaria, visto che la maggior parte del pescato dell’Unione proviene, attualmente, dall’Atlantico nord-orientale. “Sulla pesca il Regno Unito non ha mostrato interesse a un nuovo approccio – aveva dichiarato Barnier –, così come sul level playing field (l’allineamento normativo che dovrebbe evitare la concorrenza sleale di Londra sul mercato, ndr). Sulla governance del futuro partenariato restiamo ancora lontani, mentre sulla cooperazione di polizia e giudiziaria abbiamo avuto una discussione positiva su alcuni punti, ma restano da fare ancora importanti riflessioni”.