Gli alleati devono ribadire “solennemente la loro adesione” sull’embargo alle armi alla Libia. Fino a quel momento la Francia ha deciso di sospendere “temporaneamente” la propria partecipazione all’operazione navale Sea Guardian della Nato nel mar Mediterraneo, a causa delle tensioni con la Turchia, alleata di al-Sarraj, che con la Russia – schierata con Haftar – ha acquisito una posizione dominante nella crisi in Libia.
Gli scontri diplomatici tra i due Paesi, che si accusano a vicenda di giocare “un gioco pericoloso”, si sono intensificati nelle ultime settimane, con Parigi che ha puntato il dito contro Ankara per le ripetute violazioni dell’embargo Onu – peraltro denunciate anche dalla Germania – e tacciato il governo turco di essere un ostacolo al raggiungimento di un cessate il fuoco in Libia. Parigi ha anche chiesto un meccanismo di crisi che impedisca il ripetersi di un incidente tra navi da guerra turche e una imbarcazione francese nel Mediterraneo, episodio su cui sta indagando la Nato.
Nei giorni scorsi Emmanuel Macron ha accusato Ankara di avere “una responsabilità storica e criminale”, mentre “pretende di far parte della Nato” in un “momento di indispensabile chiarimento della politica turca in Libia, che è per noi inaccettabile”. Parole pronunciate in una conferenza stampa dopo un incontro il 29 giugno con Angela Merkel, denunciando ancora una volta l’”accresciuta” presenza militare di Ankara in Libia e di aver “inviato in modo massiccio combattenti jihadisti dalla Siria“.
Davanti alle accuse la Turchia non è rimasta in silenzio e per voce del ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu ha infilzato il presidente francese. “Non riesce a guidare” il suo Paese, ha detto Cavusoglu, e “non fa che perseguire i propri interessi con una mentalità distruttiva”, cercando “di rafforzare la presenza della Russia” nonostante sia un membro della Nato.