Provaci ancora Guido Guerrieri. Questa volta il racconto giudiziario di Gianrico Carofiglio – La misura del tempo (Einaudi) – con protagonista il celebre avvocato barese finisce nella cinquina/sestina del premio Strega. Rodata scrittura pacata, ammaliante, avvolgente, e un caso, quello del figlio dell’amica di gioventù in carcere per omicidio, che per il bel Guerrieri e il suo pool di collaboratori, significa il delicato e inatteso intersecarsi dell’etica professionale con la morale personale e la possibile, appassionante, risoluzione della trama gialla. Un libro praticamente perfetto, leggermente più malinconico e intimista del solito, se non fosse che la saga di Guerrieri è al sesto “capitolo” e allo Strega le saghe, nonché i “gialli”, non hanno mai convinto i giurati. Comunque, visto che è (finalmente) arrivato fino a qui: che sia la volta buona? Probabilità di vittoria: non poche e attorno al 25%.
Tre domande a Gianrico Carofiglio.
Che significato ha La misura del tempo per lei?
“È una riflessione sui paradossi del tempo e della memoria. Un dramma processuale intrecciato, su piani temporali diversi, con un romanzo di formazione di struttura classica”.
Perché scrive?
“Non ho mai saputo dare una risposta convincente a questa domanda. L’unica cosa che mi sento dire con sicurezza è che mi piace raccontare le storie”.
Chi vince il premio Strega 2020?
“Sulle previsioni vado fortissimo. Risentiamoci il 3 luglio e vi dirò il nome del vincitore”.
Gianrico Carofiglio è nato a Bari, ha 59 anni, una moglie, 22 libri pubblicati, ed è alla prima candidatura nella sestina finale del premio Strega.