La guardiola del carcere minorile di Nisida, isolotto napoletano tra Marechiaro e Bagnoli, è il punto d’accesso da dove si apre, e si può richiudere, da dove si scorge, si segue, si trasforma l’orizzonte esistenziale di Elisabetta, un’insegnante di matematica, vedova, cinquantenne. Chiuso l’armadietto, isolato con un lucchetto poco dopo l’entrata il sofferto passato personale, la donna s’imbatte nella 16enne Almarina, una ragazza rumena violentata dal padre. Le due solitudini si incontrano, nasce un legame forte e arriva una nuova speranza per entrambe di cambiare vita. 120 pagine secche, un gorgo limpido e incessante di paratassi brillante e briosa, Parrella conferma ancora una volta una maestria di scrittura fin troppo lucente e levigata. “Non saprò mai dire se era tutto davvero grigio o se ero io, se davvero la porta era grigia di laminato, il pavimento grigio di resina e gli infissi grigi di alluminio, e le grisaglie in fondo della commissione. Ma l’aula era ampia e illuminata da una bella teoria di finestre (anche se fuori il cielo era basso, e Napoli era niente), e i giudici tutte donne, lì giù, e allora ho detto: – Buongiorno – ed alta voce, come faccio quando entro in classe, mi sono girata per chiudere la porta e l’ho vista: era Almarina”. Allo Strega 2020 Parrella non potrà essere di certo una scontata comparsa. Probabilità di vittoria: 10%.
Tre domande a Valeria Parrella.
Chi significato ha Almarina per lei?
“Mi serve a rispondere a queste domande: quanto possiamo fidarci degli altri? la comunità serve a qualcosa?”
Perché scrive?
“Perché è l’unico momento in cui mi sento libera”.
Chi vince il premio Strega 2020?
“Chi non se lo aspetta”.
Valeria Parrella è nata a Torre del Greco (Napoli) 46 anni fa, ha esordito nel 2008 ed oggi è al sesto romanzo. Nel 2014 si è candidata alle Europee con la lista L’Altra Europa per Tsipras.