Oggi ricorre l’80esimo anniversario della tragedia dell’Arandora Star, nave da crociera britannica convertita come mezzo di trasporto per internati durante la Seconda guerra mondiale, che il 2 luglio del 1940 venne affondata da un siluro proveniente da un sommergibile tedesco a nord-ovest delle coste irlandesi. La nave, sovraccarica, era diretta verso il Canada e trasportava principalmente italiani residenti in Gran Bretagna.

L’obiettivo del governo inglese era quello di controllare o allontanare i cittadini delle potenze nemiche residenti nel Regno Unito per diminuire le probabilità di eventuali operazioni di spionaggio contro il governo britannico. Nel naufragio persero la vita 865 persone di cui 446 italiani.

Il 10 giugno del 1940, quando Benito Mussolini entrò in guerra con il famoso discorso di piazza Venezia, la radicata comunità italiana in Gran Bretagna si ritrovò improvvisamente ad essere considerata un gruppo di “estranei pericolosi”. Uno shock non indifferente per gli italiani residenti nel Regno Unito da generazioni, emigrati oltre Manica sin dalla metà dell’Ottocento per scappare dalla miseria in cerca di fortuna e lavoro.

Molti di loro furono deportati o imprigionati mentre altri riuscirono a scappare in Italia. Nella confusione delle deportazioni e arresti, la maggior parte degli italiani coinvolti furono semplici commercianti, operai, ristoratori, camerieri e altri lavoratori che non erano necessariamente legati ad alcuna attività politica del governo italiano fascista. Contrariamente, secondo il documentario Dangerous Characters – The Arandora Star Tragedy, a molti degli esponenti del governo fascista e dell’Ovra che si trovarono in Gran Bretagna all’entrata dell’Italia in guerra fu permesso il rientro in madrepatria.

L’esempio più emblematico di questa confusione è quello di Decio Anzani, militante antifascista di Forlì residente in Gran Bretagna, tra i membri della sezione di Londra della Lega Italiana per i Diritti dell’Uomo, che si occupava di dare asilo politico agli antifascisti. Anzani è stato deportato con i suoi connazionali ed è tra le vittime del naufragio dell’Arandora Star. Nonostante Westminster abbia ufficialmente dichiarato che la deportazione di Decio Anzani fosse stata un errore, quella del naufragio rimane una pagina oscura della storia italo-inglese.

Il governo britannico non ha dato riconoscimenti né risarcimenti ai familiari delle vittime e non si è fatto ufficialmente carico delle responsabilità della tragedia. Mentre il Quirinale ha pubblicato una nota del presidente della Repubblica Sergio Mattarella per ricordare la tragedia ed esprimere vicinanza e solidarietà ai discendenti delle vittime, il n. 10 di Downing Street sembra non aver diffuso alcun comunicato.

Per queste ragioni è importante ricordare ogni anno questa pagina di storia poco conosciuta e approfondita dal grande pubblico, la quale riflette una tragedia ancor più grande: il frequente destino degli emigranti nella storia del mondo, alla quale spesso, soprattutto oggi, non viene data dignità politica, ma soprattutto umana.

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