Nel 2013 fu l'allora sottosegretario alla giustizia - oggi deputato di Italia viva e magistrato in aspettativa - a portare il magistrato Amedeo Franco dall'ex premier. Perché non lo segnalò agli uffici competenti della magistratura o almeno all’allora Guardasigilli Annamaria Cancellieri? "Non ero tenuto a segnalarlo a nessuno, perché non avevo alcun obbligo giuridico non essendo nell’esercizio delle funzioni così come non avevo un obbligo di segnalazione neppure disciplinare"
Perché Cosimo Ferri non raccontò subito quanto riferito dal giudice Amedeo Franco a Silvio Berlusconi? “Perché non avevo alcun obbligo giuridico non essendo nell’esercizio delle funzioni così come non avevo un obbligo di segnalazione neppure disciplinare”, sostiene il deputato di Italia viva. Emblema del magistrato in politica, per anni toga leader della corrente di Magistratura indipentente, come ha svelato il Fatto Quotidiano è Ferri il testimone degli incontri tra l’ex premier e il giudice della Suprema corte nel 2013. Franco era il relatore della sentenza di Cassazione che il 1° agosto 2013 conferma la condanna (4 anni per frode fiscale) all’ex presidente del Consiglio. Non segnala alcun dissenso, firma la motivazione in ognuna delle 208 pagine, ma qualche settimana dopo va a “sgravarsi la coscienza” – dice – per una sentenza “che è una porcheria”, che “fa schifo”, che arriva al termine di una vicenda “guidata dall’alto”.
A combinare quell’incontro è Ferri, all’epoca sottosegretario alla Giustizia del governo Letta in quota Forza Italia, successivamente deputato del Pd e poi passato coi renziani. “Io ero assolutamente ignaro della registrazione e non ho notato presenze femminili nei due appuntamenti di Palazzo Grazioli”, dice oggi al quotidiano La Verità. Ma perché un sottosegretario alla Giustizia, peraltro magistrato in aspettativa, decide di accompagnare un giudice da un suo imputato appena condannato? “Io – sostiene Ferri – non avevo grandi rapporti con lui (Franco, ndr). Abitava vicino al ministero e un giorno lo incrocio. Era un pò agitato e mi chiede: ‘ Sei in grado di prendermi un appuntamento con Berlusconi visto che sei sottosegretario?’. Mi dice che ci teneva molto a incontralo. Gli rispondo affermativamente: ‘Si si, lo prendo, sento. Non mi ricordo neanche quanto ci abbia messo a fissare. Ci sono stati due incontri: uno velocissimo e un altro più lungo, dove li ho lasciati lì a parlare tra di loro. In quelle occasioni sono stato quasi spettatore e penso che si capisca dalle registrazioni. Non mi ricordo neanche di essere intervenuto”.
Quella registrazione, tirata fuori con sette anni di ritardo, è per i berlusconiani la prova che la sentenza della Cassazione fosse “guidata dall’alto”, come dice Franco nella registrazione. Dunque perché uno come Ferri – sottosegretario e giudice – non segnala quel colloquio di cui è stato testimone gli uffici competenti della magistratura? O almeno all’allora Guardasigilli Annamaria Cancellieri. Ferri risponde: “Come ho detto, ho ascoltato solo parte del loro colloquio e non ero tenuto a segnalarlo a nessuno, perché non avevo alcun obbligo giuridico non essendo nell’esercizio delle funzioni così come non avevo un obbligo di segnalazione neppure disciplinare. Non ero in alcun modo in gradi di verificare la veridicità delle sue affermazioni. Per me, da un punto di vista tecnico quello che ha detto Franco contrastava con il fatto che lui avesse condiviso e firmato la sentenza”.
Antonio Esposito, presidente del collegio che condannò Berlusconi, ha racconato al Fatto: “Fui invitato molto gentilmente da Cosimo Ferri, a Pontremoli, al premio Bancarella. Mancavano due settimane alla sentenza e per motivi d’opportunità declinai l’invito”. A questo punto bisognerà capire se Ferri possa assumere il ruolo formale di testimone. A Napoli, infatti, c’è un’indagine in corso che incrocia le storie delle testimonianze raccolte dalla difesa di Berlusconi sulla sentenza di Cassazione che ha portato alla condanna dell’ex premier a 4 anni per frode fiscale.
Intanto il professor Franco Coppi e l’Avvocato Niccolò Ghedini, legali dell’ex cavaliere, ci hanno tenuto a diffondere un comunicato per spiegare che il contenuto dell’audio non è stato diffuso dopo la morte del giudice di Cassazione (scomparso l’anno scorso), ma già prima seppur non pubblicamente. “Su alcuni quotidiani si è prospettato che le dichiarazioni del Giudice Relatore dott. Amedeo Franco sarebbero state rese note dalla difesa soltanto dopo la Sua morte nel maggio del 2019. Tale indicazione è inveritiera poiché già nel marzo del 2016 i difensori del Presidente Berlusconi avevano notiziato la Cedu della sussistenza delle dichiarazioni del Dott. Franco ponendole a disposizione della Corte. Del resto lo stesso Presidente Berlusconi in numerose occasioni pubbliche anche precedentemente ne aveva dato conto e mai il Dott. Franco lo aveva smentito. Non vi è stato dunque ritardo alcun nel porre tale documentazione a disposizione dell’Autorità competente ma solo l’attenzione di non rendere pubbliche nella loro integralità le dichiarazioni in oggetto per le evidenti ragioni già a suo tempo espresse”.