Il premier: “Non voglio forzare le valutazioni delle singole forze politiche ma noi stiamo perseguendo un progetto di rilancio del Paese. Possibile che non riusciamo a trovare agli appuntamenti territoriali e regionali un momento di sintesi?”. Poi vede il segretario Pd: “Convergenza, bisogna correre” . Crimi: "I 5 stelle non si sono mai sottratti al confronto"
Il Pd e il Movimento 5 stelle? Dovrebbero allearsi alle prossime regionali. A dirlo non è un militante politico e neanche un leader di uno dei due partiti ma Giuseppe Conte, presidente del consiglio di un governo sostenuto proprio dai dem e dai 5 stelle. “Possibile non trovare un momento di sintesi agli appuntamenti regionali? Sarebbe una sconfitta per tutti, anche per me, se non si trova un modo per fare un passo avanti. Basterebbe mettere da parte le singole premure“, ha detto il premier, fermato dai giornalisti per le strade del centro di Roma, dopo essere stato a pranzo in una gastronomia vicino piazza di Spagna. Parole pronunciate poco prima d’incontrare Nicola Zingaretti. Un faccia a faccia lungo un’ora, alla fine del quale il capo dell’esecutivo ha detto che c’è “piena convergenza con Zingaretti sul decreto semplificazioni da portare presto in Cdm. La pensiamo allo stesso modo: bisogna correre”. “Il governo ha la forza per decidere e fare le cose. Il Pd è il primo sostenitore della sburocratizzazione dello Stato e della semplificazione. Rispettando le autonomie dei territori è giusto provare a costruire progetti unitari e condivisi nelle regioni”, fanno sapere fonti del Pd.
La notizia di giornata, però, è rappresentata da quell’appello senza precedenti del premier a dem e 5 stelle. In passato, in momenti simili, Conte si era sempre mantenuto distante da dinamiche di partito soprattutto in vista di elezioni locali. “Io – chiarisce l’inquilino di Palazzo Chigi – non voglio forzare le valutazioni delle singole forze politiche, è giusto che ciascuna forza maturi un percorso politico nella piena autonomia. Però faccio solo un’osservazione e incito tutti a fare una considerazione, tutti gli esponenti e attivisti di tutte le forze: noi stiamo perseguendo un progetto di rilancio del Paese, lo abbiamo presentato all’intero Paese. Lo abbiamo condiviso con tutte le forze produttive e sociali: ho incontrato 122 sigle più tantissimi singoli cittadini. Secondo voi è giusto in sede territoriale non tener conto che quest’azione di governo si lascia ispirare da questo progetto forte?”. Insomma il premier sottolinea che il periodo storico è molto diverso dal passato: oggi è a capo di un esecutivo che è impegnato nel rilancio del Paese post emergenza coronavirus. Come fa, dunque, a essere credibile il progetto del governo se sui territori i partiti che lo sostengono si fanno la guerra? “Quindi – prosegue Conte – invito tutti: modernizzazione, digitalizzazione, transizione energetica, Italia più inclusiva. E’ possibile che non riusciamo a trovare negli appuntamenti territoriali e regionali un momento di sintesi? Sarebbe una sconfitta per tutti, anche per me, se non si trova il modo per, rispettando le autonome valutazioni e sensibilità, per non fare un passo avanti. Ci vuole coraggio anche in questa direzione“. A rispondere presente è stato, subito, Vito Crimi, capo politico ad interime dei 5 stelle: “Il Movimento 5 Stelle non si è mai sottratto al confronto là dove ci sono le condizioni per avviare percorsi condivisi, come stiamo facendo in Liguria. In Campania invece il nostro appello non ha avuto riscontro. Un percorso che non può prescindere dal rispetto dell’autonomia dei territori e delle sensibilità che esprimono”.
Le parole di Conte sono una novità visto che in passato il premier si era sempre tenuto distante dalla campagna elettorale. E anche dalle alleanze dei singoli partiti che lo sostenevano. L’unico vero precedente di una sua partecipazione a eventi legati al voto locale risale alle regionali in Umbria, quando effettivamente i 5 stelle e il Pd (che da meno di due mesi governavano insieme) si allearono per sostenere un candidato civico. All’epoca, però, l’alleanza fu voluta e gestita dai vertici dei rispettivi partiti – Zingaretti e Luigi Di Maio – e Conte, pur recandosi in Umbria per un evento elettorale, ci tenne a separare l’esito di quel voto dai destini dell’esecutivo centrale. “Qui – disse – non si voterà per il governo. Ma è in atto un esperimento interessante”. Un concetto ripetuto a gennaio riferendosi al voto in Emilia Romagna e in Calabria: “È un voto significativo, ma è un voto regionale. Non era un voto sul governo, considerarlo tale lo ritenevo improprio ieri e lo ritengo improprio anche oggi”.
Oggi, però, Conte ha acquisito un peso diverso. La gestione dell’emergenza ha fatto schizzare i sondaggi sul consenso personale del capo dell’esecutivo mentre i 5 stelle non sono più guidati da un capo politico forte come era Di Maio. Anche per questo il presidente del consiglio ci ha tenuto a smentire alcuni retroscena su un presunta “distanza” con il segretario del Pd. “Piena convergenza con Zingaretti sul decreto semplificazioni da portare presto in Cdm. La pensiamo allo stesso modo: bisogna correre. Ho letto di un gelo tra Zingaretti e Conte, ieri dovevamo vederci e non siamo riusciti, tant’e che abbiamo rinviato a oggi. Ma mi sono stupito di leggere di gelo“, sono le parole del presidente del consiglio dopo un’ora di faccia a faccia col capo dei democratici. Quindi il premier ci ha tenuto a dire che “la maggioranza è compatta. Lavoriamo tutti i giorni, su vari fronti: lo vedete anche col decreto rilancio è stato fatto un grandissimo lavoro. Abbiamo offerto in conversione tre manovre di bilancio: ringrazio tutti i parlamentari che hanno lavorato con grandissimo impegno. 270 articoli più tutti gli emendamenti, è stato un lavoraccio. Se volete misurare la maggioranza misuratela sul lavoro concreto che ha fatto, non in termini astratti, sui titoli dei giornali”.
Ma se i sondaggi sul gradimento di premier ed esecutivo continuano a essere positivi, a livello numerico la maggioranza potrebbe rischiare di avere bisogno di un “aiuto” dall’esterno in Parlamento, soprattutto al Senato. Sarà anche per questo motivo se il premier commenta con queste parole l’intervista di Silvio Berlusconi, che dalle colonne di Repubblica sembra voler mandare un messaggio alla maggioranza: “Ho letto un pò frettolosamente l’intervista di Berlusconi: l’ho inteso non nel senso di chi vuole offrire un’indistinzione di ruoli o un mescolamento. Ma Forza Italia si sta distinguendo ultimamente per un atteggiamento più costruttivo. Rimane un’opposizione che vuole dialogare veramente ed effettivamente col governo e lo abbiamo visto anche in alcuni passaggi parlamentari. Tutto qui”. Parole simili a quelle rilasciate qualche settimana fa al berlusconiano Il Giornale. Adesso, però, è il contesto che è cambiato: solo poche ore fa il senatore Vincenzo Carbone ha lasciato Forza Italia per aderire ai renziani di Italia viva. La maggioranza guadagna un seggio a Palazzo Madama, perso una settimana fa col passaggio di Alessandra Riccardo dal M5s alla Lega.
A proposito di decreto Semplificazioni, invece, Conte ha spiegato di avere “fretta, frettissima. Ora c’è il preconsiglio. Bisogna essere responsabili, siamo tutti responsabili”. Poi ha replicato al presidente dell’Anticorruzione, che oggi ha presentato il suo rapporto annuale alla Camera. “Sembrano riaffacciarsi in questi giorni ipotesi rischiose come quelle di un largo utilizzo dei super-commissari, del modello Genova per alcuni appalti sopra soglia, con amplissime deroghe, e l’affidamento diretto fino a 150.000 euro senza alcuna consultazione delle imprese. Non è togliendo le regole che il sistema funziona meglio“, ha detto il numero uno dell’Anac. “La relazione dell’Anac non l’ho seguita, ma dico che il modello Genova ha funzionato“, ha risposto Conte. “Noi adesso stiamo rafforzando quei controlli, preventivi e repressivi, e poi dalla stessa relazione è venuto fuori che abbiamo 18-19 mld di lavori bloccati: le cifre parlano da sole”.
Sul Mes, invece, il premier ha ripetuto che “è legittimo in questo momento aprire un dibattito pubblico e esprimere varie sensibilità. Ci sarà un momento in cui avremo completato il negoziato europeo – per ora parliamo astrattamente di tutto – e quando lo avremo completato formuleremo tutte le valutazioni, lo faremo in trasparenza e a quel punto dovremo valutare le posizioni di tutti”. Con i giornalisti, Conte ha anche risposto al premier olandese Mark Rutte. “L’Italia ce la farà da sola: è per questo che dobbiamo dimostrare il coraggio e tutta la nostra forza. Abbiamo grandissime potenzialità: l’importante è mettere il Paese in condizione di recuperare un deficit strutturale che negli ultimi anni ci ha fatto sempre muovere al di sotto della media europea per pil e produttività. Ecco perché la semplificazione è veramente la madre di tutte le riforme. Mi auguro che le opposizioni partecipino a questo piano di rilancio: lo stiamo facendo non per il governo Conte ma per i nostri figli. E anche per il governo che verrà dopo”, ha detto l’inquilino di Palazzo Chigi. In un’intervista a 7, magazine del Corriere della Sera, infatti, Rutte – leader dei Paesi cosiddetti “frugali”, ha detto: “E’ cruciale che la prossima volta l’Italia sia in grado di rispondere a una crisi da sola”.
Durante la sua passeggiata nel centro di Roma per tornare a Palazzo Chigi, il premier si è fermato a parlare con diversi passanti, adulti e bambini, tra selfie e domande. Ha commentato le notizie di giornata. I marò? “E’ stata riconosciuta giurisdizione all’Italia. Mi sembra una buona notizia”. Il caso Regeni? “Non sono aggiornato sull’incontro tra le due procure, ho letto qualche lancio di agenzia. Ovviamente da un incontro non è che ne deriva automaticamente un riposizionamento dell’Italia, è una questione che seguiamo con la massima attenzione, non rimaniamo affatto indifferenti, ora acquisirò anche maggiori informazioni. Non è che c’è un’automatica e biunivoca corrispondenza tra Procura della Repubblica e Palazzo Chigi, non sono nemmeno informato su quanto successo esattamente”. E invece il possibile ritorno del coronavirus in autunno? “Ho detto che possiamo affrontare la socialità tenendo le distanze, lavandoci le mani, usando la mascherina quando a contatto. Sulla seconda ondata io non ho mai minacciato nulla: ho detto un’altra cosa, che con il piano di controllo territorialmente articolato siamo in condizione di affrontare con relativa tranquillità anche i prossimi mesi”. Nel frattempo lo hanno fermato diversi commercianti, ristoratori, artigiani di via della Croce per lamentare i ritardi nei pagamenti della cassa integrazione da parte dell’Inps, con il premier che prende nota di contatti, problemi riscontrati, difficoltà ad avere finanziamenti dalle banche. A chi gli fa presenti gli ostacoli nell’ottenere credito dalle banche, Conte risponde, rivolgendosi alle telecamere: “Faccio un appello ai direttori delle agenzie: non è possibile che con una garanzia dello Stato messa a disposizione quasi al 100% non si riesca a erogare un finanziamento a gente che ha famiglie da mantenere. Vi prego, questi signori torneranno nelle vostre agenzie: esaminate queste pratiche. Io tornerò da loro e vorrò sapere come va”. La proprietaria della gastronomia dove il premier ha pranzato lamenta i problemi legati all’epidemia da Coronavirus poi si offre di avere Conte e il suo staff come ospiti ma lui rifiuta: “Pago volentieri”.