Nuove carte e nuove interviste nella nona puntata di ‘Sekret-Graviano’s’ (condotto da Marco Lillo e scritto con Matteo Billi, disponibile su TvLoft) aprono scenari inediti. Sekret si era occupato nelle prime otto puntate di Giuseppe Graviano e delle sue affermazioni su Berlusconi definito “traditore” dal boss, che ha recentemente precisato in pubblico la sua versione (tutta da verificare) al processo ’Ndrangheta stragista. La nona puntata e la decima (dal 9 luglio) chiuderanno la prima parte della serie, centrata sui misteri della latitanza e dell’arresto dei boss Giuseppe e Filippo Graviano nel 1994 a Milano. Qui ‘Sekret’ indaga sul mistero delle intercettazioni del commercialista palermitano Pietro Di Miceli. Nel dicembre ’94 intercettando il telefonino di un favoreggiatore dei Graviano, Cesare Lupo, i carabinieri stranamente ascoltano le conversazioni di Di Miceli. ‘Sekret’ approfondisce la figura enigmatica del commercialista, deceduto pochi anni fa. Di Miceli era stimato dai simboli dell’antimafia come Rocco Chinnici, la vedova di Libero Grassi e la famiglia di Giovanni Falcone. I pentiti di mafia però lo accusano di rapporti con boss come Giacomo Vitale, Raffaele Ganci e Giovanni Brusca. Indagato due volte, Di Miceli fu prosciolto a Palermo e assolto a Caltanissetta, su richiesta dei pm. Citato anche nell’anonimo ‘Corvo bis’ nel ’92, è sempre uscito indenne dalle illazioni. ‘Sekret’ si interroga sulla stranezza delle telefonate fatte a Di Miceli da giornalisti di fama e persino dalla segretaria di un ministro del governo Berlusconi nel 1994. Quelle persone chiamano Di Miceli non sul suo telefonino ma, a leggere gli atti, su quello di Lupo. Può essere l’effetto della clonazione del cellulare all’insaputa di Di Miceli? O il telefonino gli era stato prestato? E perché? Sekret pone le domande ma, a distanza di 25 anni, dovrebbero essere le Procure di Palermo e Caltanissetta a indagare per trovare le risposte.