Del tutto comprensibile e giustificata mi appare la decisione del governo Maduro di espellere la Rappresentante europea in Venezuela. E’ infatti da tempo che l’Unione europea si dedica ad irrogare delle sanzioni illegittime al Paese latinoamericano. Il principale atto adottato a tale riguardo è stato la Decisione (Pesc) 2017/2074 del 13 novembre 2017. Con tale Decisione il Consiglio operava un’inammissibile ingerenza negli affari interni del Venezuela, arrogandosi il diritto di condannare la convocazione dell’Assemblea costituente che ha costituito come noto un passaggio chiave nella soluzione delle problematiche del Paese.
La Decisione contiene tre tipi di sanzioni:
1. restrizioni all’esportazione di “armamenti e materiale connesso di qualsiasi tipo”;
2. il divieto per determinate persone, ritenute “responsabili di gravi violazioni o abusi dei diritti umani o della repressione della società civile e dell’opposizione democratica in Venezuela” ovvero “le cui azioni, politiche o attività compromettono in altro modo la democrazia e lo stato di diritto in Venezuela” di fare ingresso sul territorio europeo;
3. il congelamento di “fondi e le risorse economiche appartenenti a o posseduti, detenuti o controllati da:
a) persone fisiche o giuridiche, entità od organismi responsabili di gravi violazioni o abusi dei diritti umani o della repressione della società civile e dell’opposizione democratica in Venezuela;
b) persone fisiche o giuridiche, entità od organismi le cui azioni, politiche o attività compromettono in altro modo la democrazia o lo stato di diritto in Venezuela.
L’ultima decisione dell’Unione europea, che ha determinato l’espulsione della Rappresentante europea, è consistita nell’aggiunta di altre 11 persone alla lista degli “indesiderati”, portandone il numero complessivo a 36.
Tutte illegittime vessazioni decretate ai danni di un governo democratico. Il congelamento dei fondi, in particolare, ha dato adito a una serie di pirateschi sequestri di conti correnti bancari che hanno fortemente menomato la capacità del governo venezuelano di fare fronte alle necessità più immediate, convertendosi in violazioni gravi di diritti umani fondamentali dei cittadini venezuelani.
Mantenendo le misure in questione l’Unione europea ha fatto orecchie da mercante perfino all’esplicito appello del Segretario generale delle Nazioni Unite a sospendere le misure coercitive unilaterali in tempo di pandemia. Misure d’altronde decretate in servile omaggio ai diktat dell’amministrazione Trump e tanto più gravi e da condannare se si pensa che l’Unione europea non è mai riuscita a stabilire nessuna misura sanzionatoria contro governi che chiaramente violano il diritto internazionale e i diritti umani, rendendosi altresì colpevoli di aggressioni militari, quali Israele, Turchia, Arabia Saudita, Egitto e altri.
Questi anzi continuano ad essere ricevuti con tutti gli onori e a ottenere benefici di ogni genere a partire da sostanziose forniture di armamenti ma il motivo è evidente, si tratta di amici di lunga data degli Stati Uniti e dell’Occidente, al contrario dei sovversivi venezuelani che pretenderebbero addirittura di governarsi da soli e di decidere autonomamente le proprie politiche interne ed esterne.
Nonostante queste misure e i continui tentativi di destabilizzazione armata provenienti dagli Stati Uniti, testimoniati addirittura da un contratto rivelato dallo Washington Post fra lo screditato capo dell’opposizione Juan Guaidò e un’agenzia specializzata in materia, avente per oggetto l’eliminazione fisica di Maduro e altre personalità venezolane, il Venezuela bolivariano continuerà a percorrere la traiettoria politica decisa dal suo popolo, il cui prossimo passaggio sono le elezioni politiche previste per il prossimo 6 dicembre.
L’Unione europea, invece, prosegue il proprio decisamente meno esaltante percorso all’ombra dell’amministrazione Trump che impedisce ogni presa di posizione significativa e autonoma sulla scena internazionale, come dimostrato fra l’altro dalla sostanziale passività nei confronti delle annessioni israeliane, dall’assenza da ogni ruolo significativo nella crisi libica, dall’incapacità a tassare i profitti delle Big Five della comunicazione che escono ancora più forti e ricche di prima dalla pandemia, e per l’appunto dall’accanimento per conto terzi contro il legittimo governo bolivariano di Nicolas Maduro alla faccia del diritto internazionale e delle raccomandazioni del Segretario generale delle Nazioni Unite.
Di questi tempi c’è davvero da vergognarsi di essere europei.