Il Pd preme per un voto in prima lettura sulla nuova legge elettorale entro il 20 settembre. Ma l’idea di un sistema proporzionale con sbarramento al 5% si scontra con l’ostacolo Italia Viva, che chiede il maggioritario, dando vita a una nuova rottura all’interno delle forze di maggioranza. Da una parte il segretario Dem, Nicola Zingaretti, fa pressione sul presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, dall’altra Matteo Renzi sostiene che il tema “non è la priorità” e che serve “una legge maggioritaria, sul modello dei sindaci”. Proprio ciò che il Partito Democratico vuole evitare.
Il testo, che è in calendario in Aula alla Camera il 27 luglio con passaggio tutt’altro che scontato, prevede infatti una riforma di stampo proporzionale, con sbarramento al 5%, su cui a gennaio era stato raggiunto un primo accordo di maggioranza. Proprio sulle passate intese mette l’accento il Pd: “Questo governo esiste anche perché c’è un accordo. Taglio dei parlamentari e nuova legge elettorale a garanzia della dialettica democratica”.
Il referendum per la diminuzione degli scranni in Parlamento è fissato per il 20 settembre ed è entro quella data che Zingaretti, rivelano fonti Dem, vuole arrivare al voto sulla legge elettorale. Dopo rischia di aprirsi una stagione di grandi incertezze anche perché se il centrodestra dovesse vincere le Regionali tornerebbe a gran voce a invocare le urne. Prima di tornare ai seggi, quindi, il partito vuole riformare la legge, visto che un sistema di stampo maggioritario darebbe maggior potere in mano alla prima formazione italiana, ossia la Lega. E proprio Matteo Salvini attacca Zingaretti sostenendo che quella tentata dal segretario sia una manovra “di stampo cinese, non democratica”, per impedire alla Lega di stravincere. Il Pd nega: è un tema di equilibri istituzionali, spiegano, e una questione di rispetto degli accordi di governo.
Accordi che però potrebbero saltare a causa del ‘no’ dei renziani, che puntano invece alla vecchia idea dell’ex premier del Sindaco d’Italia. Ma così, ribattono i Dem con Emanuele Fiano, smentisce un accordo che Iv aveva sottoscritto. Il renziano Marco Di Maio nega di aver mai firmato il testo, ma il Pd ricorda una nota congiunta di gennaio in cui lo sostenevano. Così i Dem accusano Renzi di avere paura di non raggiungere la soglia del 5%. C’è anche chi sostiene che il leader di Iv sia tornato a lavorare per far saltare il governo in agosto (per un cambio di premier, più che per tornare al voto) ma lui, parlando con i suoi, smentisce seccamente. “In realtà il Pd – dice un dirigente renziano – ha paura che dopo il voto di settembre si precipiti verso le elezioni e vuole aprire il cantiere della legge elettorale per prendere tempo”.
Da parte sua, il Movimento 5 Stelle, con il ministro Federico D’Incà, invita tutti i partiti di maggioranza a rispettare gli accordi presi. Ma il testo deve ancora essere votato in commissione. E in Aula c’è l’incognita dei voti segreti. Ecco perché fonti pentastellate osservano che sulla soglia di sbarramento si aprirà un dibattito in Parlamento. Leu è sempre stata contraria al 5%. E, dall’opposizione, lo è anche Forza Italia, mentre la Lega insiste per il maggioritario.