È stata individuata l’ipotesi di reato sulla vicenda della fornitura di camici e altro materiale medico alla regione Lombardia da parte della Dama spa, società di cui detiene una quota la moglie del governatore Attilio Fontana e gestita dal cognato. In base a quanto si apprende, la procura di Milano indaga per turbativa d’asta. Il fascicolo “a modello 45” (cioè senza reato) era stato aperto l’8 giugno scorso dopo la messa in onda dell’inchiesta giornalistica di Giorgio Mottola nel programma Report di Rai 3, anticipata domenica 7 giugno dal Fatto quotidiano.

L’inchiesta è ancora a carico di ignoti e, stando a quanto riferito in ambienti giudiziari milanesi, sarà coordinata dai pm Luigi Furno e Paolo Filippini e dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli. Nel fascicolo è finito anche un esposto del Codacons e ad effettuare le indagini è stato delegato il Nucleo speciale di polizia valutaria. La vicenda risale allo scorso 16 aprile, in piena emergenza Covid, quando Aria Spa (la Centrale acquisti della regione Lombardia) ha ordinato 513mila euro di camici e altro materiale alla Dama spa. L’azienda è gestita da Andrea Dini, proprietario del noto marchio di abbigliamento Paul&Shark, mentre la sorella Roberta (moglie di Fontana) detiene il 10 per cento delle quote.

In base alle ricostruzioni giornalistiche, le fatture sarebbero state stornate e l’acquisto trasformato in una donazione solo dopo la diffusione della vicenda sui media nazionali. Dini finora ha sempre negato, affermando che il suo intento era sin dall’inizio a scopi benefici. Smentita arrivata anche dal governatore Fontana, che si è detto estraneo alla vicenda e ha annunciato querele. Spetterà ora alla procura di Milano stabilire se la procedura con cui è stata concessa la fornitura si sia svolta in modo regolare oppure no.

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