Sono tutti marocchini. E di loro risultano anche le generalità, oltre all’età. Comincia ad avere una definizione il mistero del cimitero di Cerea dove 17 salme sono state sepolte nella terra senza regolare autorizzazione. Si tratta, quindi, di fedeli di religione musulmana, che sarebbero stati portati nel camposanto del popoloso centro a sud di Verona da almeno tre pompe funebri che si occupano di tumulazioni di cittadini islamici. Ma per poter essere sepolti a Cerea, in base alla legge che vale per tutti i Comuni italiani, servivano due condizioni. Che una persona fosse cittadina di quel Comune o che il decesso fosse avvenuto nell’area della stessa amministrazione locale. In tutti i 17 casi nessuna di queste condizioni sarebbe stata rispettata. Infatti, i defunti provengono tutti da altre località esterne del Veronese o delle province di Vicenza, Padova, Venezia e Treviso. E perfino da Ostiglia, in provincia di Mantova, e da Pordenone, in Friuli.
Sepolture irregolari, ma con pagamento delle marche da bollo e del tributo comunale. Ed è stato proprio da queste tracce contabili che in municipio si sono accorti, a fatti già avvenuti, dei 17 funerali celebrati in barba alla legge. Come e perché lo dovrà accertare l’indagine della Procura di Verona dopo l’esposto presentato dal segretario comunale di Cerea alla stazione locale dei carabinieri. Risultano, quindi, i pagamenti, ma ad essi non corrispondono le pratiche di sepoltura. Il che significa che le pompe funebri hanno avuto accesso al cimitero, hanno celebrato i funerali e hanno sepolto i corpi nella nuda terra, come prevede il rito musulmano. Ma in municipio non ne sarebbero stati informati, altrimenti, anche nel mezzo dell’emergenza coronavirus, avrebbero dovuto bloccare tutto.
È per questo che l’attenzione degli investigatori è puntata sul custode del cimitero e sui titolari delle pompe funebri, per chiarire un caso molto singolare, che potrebbe essere la spia di una situazione più generale, causata proprio dal Covid-19. La mancanza di collegamenti aerei con l’estero ha, infatti, impedito il trasferimento delle salme ai paesi d’origine. E l’urgenza di dare comunque una sepoltura avrebbe innescato uno strano giro di salme, all’insaputa delle autorità comunali. Il sindaco di Cerea, Marco Franzoni, spiega: “Il sospetto è che proprio l’emergenza coronavirus sia il motivo di quanto avvenuto. Nella storia del paese avevamo finora avuto tre sepolture di islamici all’interno del cimitero, ma si trattava di tre cittadini ceretani. Non si capisce come negli ultimi due mesi ve ne siano state 17”.
La persona meglio informata è sicuramente il custode del cimitero, un cittadino italiano che è già stato spostato ad altro incarico, visto il clamore della vicenda. Infatti, la gestione del camposanto è ora affidata a una cooperativa. “È necessario far luce su questo caso deplorevole – ha spiegato il sindaco – Pretendiamo massima chiarezza e trasparenza su quanto accaduto in questi ultimi mesi in merito alle sepolture non autorizzate. Noi siamo intervenuti subito, non appena sono state verificate le anomalie, anche per tutelare il prestigio e l’immagine dell’ente e fare chiarezza in merito ad eventuali responsabilità di singole persone e al rispetto dei protocolli che regolamentano l’attività di polizia mortuaria”.
La magistratura potrebbe anche occuparsi di verificare le cause e le circostanze dei decessi, ovvero la possibilità che ci si trovi in presenza di vittime del coronavirus. Su questo punto saranno decisive le dichiarazioni delle pompe funebri e dei familiari dei defunti.