Giovedì 2 luglio si è conclusa la prima parte della requisitoria della Procura di Milano nel processo per corruzione internazionale che vede coinvolte Eni e Shell, sulla super-tangente da 1,3 miliardi di dollari versata dalle due compagnie petrolifere a politici nigeriani per ottenere i diritti di sfruttamento del grande giacimento petrolifero Opl 245, in Nigeria. Imputati sono l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, e il suo predecessore, Paolo Scaroni, con altre undici persone, tra cui tre ex manager Eni, Roberto Casula, Vincenzo Armanna e Ciro Antonio Pagano, insieme ad alcuni presunti intermediari, gli italiani Luigi Bisignani e Gianfranco Falcioni e il russo Ednan Agaev, nonché l’ex ministro del petrolio della Nigeria, Dan Etete. A giudizio anche alcuni ex manager della Shell, che secondo l’accusa divise l’affare con l’Eni.
Per anni i pm della Procura di Milano Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro hanno seguito le piste di questa grande storia internazionale di soldi, affari e petrolio che si snoda, come un film di 007, tra Milano, Abuja, Londra, l’Olanda, la Svizzera e qualche paradiso fiscale, raccogliendo migliaia di pagine di documenti, interrogatori e intercettazioni. I fatti certi: nel 2011 Eni pagò su un conto del governo nigeriano, per ottenere Opl 245, la bella cifra di 1 miliardo e 92 milioni di dollari. Ma neppure un cent restò nelle casse pubbliche del Paese africano, perché i soldi furono girati, dirottati e dispersi in una girandola di conti in giro per il mondo. Finirono – secondo l’accusa – a governanti della Nigeria e a mediatori italiani e internazionali, con qualche stecca tornata nelle tasche dei manager Eni.
E proprio per ripercorrere le tappe della vicenda, il gruppo Re:Common, un’associazione che fa inchieste e campagne contro la corruzione e la distruzione dei territori, ha prodotto una serie di video realizzati dal vignettista Dario Campagna e dal collettivo di autori Lele Marcojanni. Tre minuti ciascuno per spiegare con un linguaggio che unisce disegno, grafica e giornalismo “chi sono i buoni e i tanti (presunti) cattivi, quanto denaro c’è in ballo e che cosa è successo negli oltre due anni di procedimento al tribunale di Milano”. Qui proponiamo la seconda puntata, tutte le altre sono disponibili sul sito di Re:Common.
AGGIORNAMENTO
L’Ing. Roberto Casula è stato assolto con sentenza passata in giudicato nel processo c.d. OLP 245 e la sua posizione è stata archiviata per quel che riguarda il reato di corruzione internazionale per la c.d. vicenda congolese.