La proroga è prevista in un emendamento M5s al decreto Rilancio, riformulato e approvato dalla commissione Bilancio della Camera: introduce il "Piano organizzativo del lavoro agile", con il quale dal primo gennaio 2021 la percentuale salirà ad almeno il 60%. La ministra della Pd Dadone: "Rivoluzione in atto"
Lo smartworking al 50% per i dipendenti della Pubblica amministrazione proseguirà fino al 31 dicembre 2020: la proroga è prevista in un emendamento M5s al decreto Rilancio, riformulato e approvato dalla commissione Bilancio della Camera. Il testo arriverà lunedì in Aula a Montecitorio, dove non dovrebbe subire modifiche ma essere approvato con la fiducia. La modifica inserita nel provvedimento introduce il “Piano organizzativo del lavoro agile” (Pola), con il quale dal primo gennaio 2021 la percentuale salirà ad almeno il 60%. La misura riguarda i dipendenti che svolgono attività eseguibili da remoto.
La ministra della Pubblica amministrazione, Fabiana Dadone, di una “rivoluzione in atto“. Con l’emendamento si introduce anche l’Osservatorio del lavoro agile “per raccogliere dati e informazioni fondamentali e permettere di programmare al meglio le future politiche organizzative delle Pa e lo sviluppo delle performance di dirigenti e personale”. “Nel frattempo – scrive Dadone su Fb – con le organizzazioni sindacali abbiamo portato avanti il confronto sul protocollo di sicurezza perché i dipendenti pubblici possano rientrare in piena tutela e continuare a dare il proprio contributo in questa fase di rilancio del Paese”.
“La pandemia – sottolinea la ministra – ha avuto un impatto cruciale che sta già trasformando e trasformerà gli assetti sociali, economici, ambientali e delle politiche pubbliche. Il lavoro agile è parte integrante di questa trasformazione e chi lo nega o ne derubrica la portata a elemento di polemica politica non ha capito nulla o fa finta di non capire”. “Le rivoluzioni si possono guidare o subire. Preferisco governarle e il M5s non si smentisce in quanto forza che nasce come driver propulsivo delle rivoluzioni culturali in Italia”, conclude Dadone.