È una tempesta di minerale e carbone quella che si è sollevata nel pomeriggio di sabato 4 luglio dai parchi minerali dell’ex Ilva di Taranto e si è riversata sul quartiere Tamburi. Quando una tromba d’aria si è abbattuta sulla città colonne di materiale nocivo sono state innalzate dai venti e scaricate sui balconi, nelle case e nelle vite degli abitanti che vivono sotto le ciminiere dello stabilimento gestito da ArcelorMittal e che pochi giorni fa l’ad Lucia Morselli, ospite di Bruno Vespa a Porta a Porta, ha definito “il più bello d’Europa”.

L’auto che viaggia sulla statale a pochi metri dai parchi minerali ha ripreso le enormi masse di polveri che hanno invaso il quartiere: a ben poco sono servite le coperture realizzate negli ultimi anni. Le enormi strutture hanno certamente limitato la quantità di materiale trasportato dal vento rispetto al passato, ma è evidente che nemmeno quella gigantica costruzione sia in grado neutralizzare in modo definitivo lo spolverio che ha avvelenato l’ambiente e la salute dei tarantini. Il video è stato pubblicato dal movimento Giustizia per Taranto: “Queste polveri arriveranno lontano, non solo sul quartiere Tamburi. Ecco a voi il più bell’impianto d’Europa”. Con un “piccolo tornado”, scrive Antonio Lenti del movimento Tamburi combattenti, “le polveri dell’Ilva hanno letteralmente invaso il quartiere Tamburi. Le coperture dei parchi minerali non servono. Solo con oggi si sono dimezzate le nostre aspettative di vita. Chiudete l’Ilva”. E Carla Luccarelli, dell’associazione GiorgioForever, madre del 15enne morto il 25 gennaio del 2019 per un sarcoma dei tessuti molli, sottolinea che il “minerale vola impazzito alla stessa velocità del vento che le trasporta. Raggiungerà distanze impensabili” e “si poserà sui terreni, sugli alberi e nei polmoni di grandi e piccini. Entrerà nel nostro cibo e poi nel corpo”.

“Una drammatica nube di polveri di ferro ha costretto ancora una volta i bambini, le donne e gli uomini del quartiere Tamburi di Taranto a subire gli effetti tossici proveniente dai parchi minerali dello stabilimento ArcelorMittal. Questa situazione é inaccettabile, anche alla luce dei dati sanitari che certificano che proprio a Taranto purtroppo c’è la più alta incidenza di malattie tumorali tra i bambini rispetto alla media regionale. In questi anni si è legalizzato l’inquinamento a Taranto“, dice invece il coordinatore dell’esecutivo dei Verdi Angelo Bonelli.

Nel 2012 gli esperti della procura certificarono che ogni anno oltre 700 tonnellate di polveri finivano sulla città per l’opera del vento. Anche per questo l’autorizzazione integrata ambientale aveva ordinato la copertura dei parchi: il progetto è stato annunciato come uno dei più grandi risultati per il miglioramento della vita di operai e cittadini. Entrambe lunghe 700 metri e larghe 254 metri e con una altezza tra i 67 e i 77 metri dovrebbero coprire quasi 200mila metri quadrati di superficie. Numeri grandiosi anche per i materiali utilizzati: 60mila tonnellate di acciaio, 200mila metri cubi di calcestruzzo, 10mila tonnellate di armature, 24mila metri di pali di fondazione. Ogni giorno 200 operai hanno lavorato per portare a termine la più importante ed emblematica prescrizione imposta dall’Aia.

Ad aprile 2017 Arcelor aveva annunciato la fine dei lavori per la prima delle due strutture spiegando che si trattava di un’opera che una volta terminati i lavori “avrà un ruolo decisivo nel limitare la dispersione di polveri verso la città, in particolare nel quartiere Tamburi. I minerali presenti nei parchi primari saranno infatti messi sotto copertura entro la fine del 2019, quasi 19 mesi prima della scadenza stabilita dal Decreto del Presidente del Consiglio del settembre 2017. Entro maggio 2020 verrà invece completata la copertura dei fossili: e anche in questo caso saremo in anticipo rispetto al termine di scadenza previsto dallo stesso Decreto”. L’azienda aveva inoltre annunciato che “La copertura dei parchi non è solo uno degli interventi più importanti richiesti dall’Autorizzazione Integrata Ambientale, ma anche parte del Piano Ambientale più ambizioso di sempre: un totale di 1.15 miliardi di euro di investimenti entro il 2023 per un obiettivo, fare di Taranto lo stabilimento più avanzato d’Europa”. L’emergenza Covid ha causato ritardi rispetto agli annunci, ma ormai anche la seconda struttura è pressoché completa. La fine dello spolverio e della paura per i tarantini, invece, sembra ancora lontana.

Articolo Precedente

Sassari, cadavere ricoperto di formiche nella camera ardente: blitz dei Nas. Aperto un fascicolo contro ignoti

next
Articolo Successivo

ArcelorMittal, Peacelink chiede indagine al ministro Costa dopo le nuvole di polvere rossa: “Parchi minerali non coperti”

next