Ormai Luca Zaia, in quell’inarrestabile soliloquio sul coronavirus cominciato più di quattro mesi in diretta Facebook, ci ha abituati alle piroette. Dice e poi dice di essere stato mal interpretato, rettifica, corregge, puntualizza, quando si accorge che la risonanza mediatica delle sue parole è stata enorme. Così è accaduto dopo le dichiarazione di venerdì 3 luglio. “Il Veneto è passato da rischio a livello basso a rischio a livello elevato” aveva detto ai giornalisti convocati a sorpresa. E ancora: “L’indice R per T è cresciuto da 0,43 a 1.63”. Ovvero, è quadruplicato in pochi giorni l’effetto moltiplicatore dei contagio, a causa della scoperta di un nuovo focolaio provocato da un imprenditore vicentino (e colleghi) che ha fatto un viaggio di lavoro in Serbia, rifiutandosi di restare in ospedale quando si è scoperto che era positivo. Poi ha aggiunto: “Un positivo va in giro? Non esiste, che ci sia il carcere, che ci sia un ricovero coatto. Chiediamo a Roma di avere gli strumenti per fare i ricoveri e se serve buttare via la chiave”. Quindi: “Non fatevi più la domanda se il virus torna in ottobre, perché ce l’abbiamo già qui”. Infine, annunciando una nuova ordinanza restrittiva sulle misure sanitarie da adottare, ovvero i ricoveri obbligatori: “Questa non è una dittatura, ma un piano sanitario da far rispettare”.
Ventiquattr’ore dopo, con l’allarme ripresa della pandemia in Veneto finito su tutte le prime pagine dei giornali e dei siti online, Zaia ha cercato di rimediare. Anche perché in piena stagione estiva hanno buon gioco le pubblicità comparative come quella di alcuni Comuni calabresi che elogiano i loro mari puliti e le loro spiagge Covid-free, rispetto al litorale di Jesolo e più genericamente tutto il Nord dove i turisti rischiano di ammalarsi. Ecco una seconda conferenza stampa straordinaria. Punto di partenza. “Il Veneto non ha ripreso l’onda dei contagi”. Poi: “Siamo in presenza di un focolaio importato, il virus ce lo siamo andati a prendere in Serbia”. E ancora: “Il nostro indice R per T è bassissimo, praticamente a Zero, per questo risulta che è aumentato a fronte di un solo focolaio, perché la statistica conta la percentuale non i valori assolu”. Zaia si è lanciato in una spiegazione aritmetica di come chi ha 100 casi e registra un aumento di 50 casi, ha un “R per T” più basso di chi ha soli due casi e ne registra altri due, ovvero chi ha 50 nuovi ammalati risulta statisticamente meno allarmante di chi ne ha solo due di nuovi. Quindi: “Non ho mai detto che le nuove misure limiteranno la libertà dei cittadini”. Eppure aveva parlato di carcere. “…l’ordinanza tra due giorni riguarderà solo una maggiore efficienza negli isolamenti fiduciari”.
Così parlò Zaia, arrivato al centotrentaduesimo giorno di una conferenza stampa senza fine.