Huawei bandita dalla rete 5G britannica. È questa l’indiscrezione circolata sulla stampa del Regno che ha scatenato le reazioni della Cina e, soprattutto, del colosso delle telecomunicazioni di Shenzen. Secondo quanto scritto dal Telegraph, il primo ministro Boris Johnson è pronto a prendere la decisione, precisando che l’agenzia governativa che si occupa di comunicazione e intelligence, il Government Communications Headquarters (Gchq), ha già riconsiderato la garanzia fornita a suo tempo sulla sicurezza delle tecnologie del colosso cinese. Huawei “fornisce servizi di rete a oltre 3 miliardi di persone in più di 170 Paesi e regioni del mondo e nessuno Stato, organizzazione, impresa o individuo ha mai fornito prove concrete che i prodotti dell’azienda cinese rappresentino una minaccia alla sicurezza”, si legge nella nota dell’Ambasciata di Pechino nel Regno Unito. E dalla multinazionale accusano: “La politica del Regno Unito è dettata dall’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump“.

La decisione di Johnson si adegua proprio alla linea dettata dalla Casa Bianca che ha già imposto sanzioni all’azienda, impedendo alla società l’utilizzo di tecnologie basate su brevetti americani e costringendola ad affidarsi a quelle cinesi. Un fatto che, secondo il Gchq, indurrebbe a ritirare la garanzia precedentemente accordata circa la possibilità che i rischi rappresentati dal colosso tecnologico cinese possano essere gestiti in sicurezza, rendendo l’azienda non affidabile. Tutte informazioni, queste, contenute in un rapporto che sarà presentato al primo ministro la prossima settimana.

Huawei: “Politica dettata dalla Casa Bianca”
La reazione dell’azienda non si fa attendere: “La politica del Regno Unito è dettata dall’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump”, scrive su Twitter il responsabile dei media internazionali di Huawei a Londra, Paul Harrison. “Gli Usa – si chiede – non dovrebbero rispettare un Regno Unito che nell’era post Brexit è in grado di scegliere la propria strategia sulle telecomunicazioni?”.

E continua: “Il Parlamento europeo è stato sostituito dalla Casa Bianca?”. Gli Stati Uniti, a suo parere, stanno semplicemente “lottando per recuperare la posizione di mercato” sul 5G rispetto al “leader globale” Huawei. Washington, ha aggiunto, “ha costantemente fallito nel fornire prove a sostegno di infinite accuse spurie”.

Ambasciata cinese a Londra: “Non esistono prove sulle accuse a Huawei”
Huawei “fornisce servizi di rete a oltre 3 miliardi di persone in più di 170 Paesi e regioni del mondo e nessuno Stato, organizzazione, impresa o individuo ha mai fornito prove concrete che i prodotti dell’azienda cinese rappresentino una minaccia alla sicurezza“, sostengono dall’ambasciata cinese a Londra in risposta a un articolo del sottosegretario americano Keith Krach, che condannava Huawei e la rete 5G in Cina. Secondo l’ambasciata, “una cooperazione vantaggiosa per tutti rappresenta la sola strada giusta da percorrere”.

Il portavoce dell’ambasciata ha sottolineato che Huawei è stata la prima compagnia a impegnarsi pubblicamente a firmare un accordo che impedisca la presenza di ‘back door’ sui propri dispositivi e servizi, nonché l’unica ad aver accettato di sottoporsi a test e supervisione da parte di terzi. E questo “nessuna società degli Stati Uniti lo mai ha fatto finora”, si legge nel comunicato.

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