Nel testa a testa tra Donald Trump e Joe Biden per la corsa alla Casa Bianca si inserisce Kanye West. Non è ancora chiaro se l’annuncio del rapper di Atlanta, che ha annunciato la propria candidatura alle prossime Presidenziali, sia solo l’ultima delle sparate alle quali ha abituato il pubblico o se abbia veramente intenzione di puntare allo Studio Ovale. Anche perché, negli ultimi anni, di giravolte in campo politico ne ha fatte già tante, dal sostegno a The Donald alle parole sulla schiavitù come “scelta” della comunità nera, fino all’ultimo singolo Wash Us in the Blood contro gli abusi della polizia e la decisione di finanziare con 2 milioni di dollari il college a Gianna Floyd, la figlia più piccola di George Floyd.
We must now realize the promise of America by trusting God, unifying our vision and building our future. I am running for president of the United States ????????! #2020VISION
— ye (@kanyewest) July 5, 2020
West ha lanciato la notizia attraverso il suo profilo Twitter, seguito da quasi 30 milioni di fan: “Ora dobbiamo realizzare la promessa dell’America credendo in Dio, unificando la nostra visione e costruendo il nostro futuro. Sono in corsa per la presidenza degli Stati Uniti”, ha scritto in occasione delle celebrazioni dell’Independence Day.
Resta il mistero su quali saranno i punti cardine di un eventuale programma. Da ciò che scrive, sicuramente la mai nascosta forte fede in Dio. Ma se nel 2018 fu lui stesso a dichiarare apertamente il sostegno a Trump, sfoggiando in alcune occasioni anche il cappello con la scritta Make America Great Again, negli anni a seguire aveva poi annunciato di volersi allontanare dalla politica che, a suo dire, lo aveva usato per “veicolare dei messaggi ai quali non credo”.
Nelle ultime settimane, dopo l’uccisione di George Floyd nel corso di un fermo di polizia, il rapper 43enne è tornato a manifestare apertamente le proprie opinioni. Anche in questo caso, però, discordanti. Se da una parte, circa due mesi fa, arrivò a dire che la schiavitù è stata una “scelta” dei neri d’America perché “siamo rimasti in questa posizione anche se i numeri erano dalla nostra parte, eravamo mentalmente imprigionati“, dall’altra si è schierato contro gli abusi della polizia proprio nei confronti degli afroamericani. Lo ha fatto sia pubblicando un singolo di denuncia che farà parte del suo nuovo album God’s Country che donando 2 milioni di dollari per garantire gli studi alla figlia minore dell’afroamericano 46enne la cui morte ha scatenato le proteste dei Black Lives Matter che da mesi coinvolgono tutte le città statunitensi.