“Io, Ennio Morricone, sono morto“. Un necrologio scritto di suo pugno, parole d’addio che Ennio Morricone ha lasciato al mondo. Una poesia pulp e un modo di andarsene ‘sulle punte’: “C’è solo una ragione che mi spinge a salutare tutti così e ad avere un funerale in forma privata, non voglio disturbare“. Queste le parole che fanno sussultare mentre si sente la sua musica anche se nella stanza c’è silenzio: scomparso questa notte a 91 anni, la cerimonia funebre sarà ristretta e il motivo lo dice lui stesso, che ha consegnato queste parole all’avvocato Giorgio Assumma. Un testo letto ai cronisti davanti al Campus Biomedico, dove il maestro era ricoverato in seguito a una caduta e alla frattura del femore. E il suo necrologio, scritto prima di quell’incidente, inizia così: “Io, Ennio Morricone, sono morto. Lo annuncio così, a tutti gli amici che mi sono stati vicini ed anche a quelli un po’ lontani, che saluto Con grande affetto. Impossibile nominarli tutti…” E quando arriva il momento di Maria, amore per 70 anni e definita da lui stesso “mentore”, il cuore di chi legge batte più forte: “A Lei rinnovo l’amore straordinario che ci ha tenuto insieme e che mi dispiace abbandonare. A Lei il più doloroso addio”. Nessuno può avvicinarsi alla camera ardente, lo impongono le regole anti-covid, lo ha chiesto il maestro. “Non voglio disturbare”.
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