I magistrati jonici della sezione Ambiente hanno aperto un fascicolo e delegato le indagini ai carabinieri del Noe per svolgere accertamenti e comprendere cause ed eventuali danni e responsabilità della nube alzatasi dai parchi minerari, la cui copertura è stata ultimata negli scorsi mesi
La procura di Taranto ha aperto un’inchiesta, al momento contro ignoti e senza ipotesi di reato, per la nube di carbone che sabato, durante una tromba d’aria, è fuoriuscita dai parchi minerari dell’ex Ilva raggiungendo la superstrada che corre lungo il perimetro dell’acciaieria e i quartieri vicini al siderurgico.
I magistrati jonici della sezione Ambiente, guidati dal procuratore aggiunto e procuratore capo facente funzioni Maurizio Carbone, hanno aperto un fascicolo e delegato le indagini ai carabinieri del Noe per svolgere accertamenti e comprendere cause ed eventuali danni e responsabilità della nube alzatasi dai parchi minerari, la cui copertura è stata ultimata negli scorsi mesi ed è ritenuta lo strumento per mettere fine alle tempeste di minerale che in molteplici occasioni hanno raggiunto il rione Tamburi.
Il video che immortalava la tempesta di carbone ha fatto il video della Rete. Nel 2012 gli esperti della procura certificarono che ogni anno oltre 700 tonnellate di polveri finivano sulla città per l’opera del vento. Anche per questo l’autorizzazione integrata ambientale aveva ordinato la copertura dei parchi: il progetto è stato annunciato come uno dei più grandi risultati per il miglioramento della vita di operai e cittadini.
Entrambe lunghe 700 metri e larghe 254 metri e con una altezza tra i 67 e i 77 metri dovrebbero coprire quasi 200mila metri quadrati di superficie. Numeri grandiosi anche per i materiali utilizzati: 60mila tonnellate di acciaio, 200mila metri cubi di calcestruzzo, 10mila tonnellate di armature, 24mila metri di pali di fondazione. Ogni giorno 200 operai hanno lavorato per portare a termine la più importante ed emblematica prescrizione imposta dall’Aia.