Si ferma il boom di studenti immigrati in Italia. Rispetto al +425,9 per cento registrato nel decennio che va tra il 1999 e il 2009, negli ultimi dieci anni gli alunni stranieri sono aumentati solo del 27,3 per cento (pari a +184mila unità). Lo conferma l’ultimo approfondimento statistico del ministero dell’Istruzione in materia, da cui emerge la fotografia di un’Italia che sta cambiando.

Oltre il 64,5 per cento degli studenti con cittadinanza non italiana è ormai rappresentato dalle seconde generazioni. Hanno una scolarità pari a quella dei loro coetanei italiani, ma sono ancora pochi quelli che frequentano la scuola dell’infanzia. Scelgono per le superiori percorsi scolastici generalmente considerati più impegnativi e di livello più elevato ma, nonostante i miglioramenti, le distanze tra gli studenti italiani e quelli di origine migratoria rimangono notevoli.

Nell’anno scolastico 2018-2019 il 9,1 per cento degli alunni italiani è risultato in ritardo, contro il 30,1 per cento dei ragazzi con cittadinanza straniera. Una nota stonata che va di pari passo con la percentuale del 33 per cento di giovani tra i 18 e i 24 anni che sono a rischio abbandono formativo. In Veneto, Piemonte, Umbria, Lombardia ed Emilia Romagna la quota degli studenti che sono nati in Italia varia tra il 71,3 e il 66,9 per cento sul totale. La buona notizia riguarda il tasso di scolarità di questa popolazione: nella fascia di età 6-13 anni è intorno al 100 per cento, mentre nella fascia tra i 14 e i 16 anni – corrispondente al primo triennio di secondaria di secondo grado – arriva al 90 per cento. Al contrario, a 17 e 18 anni il tasso di scolarità degli studenti con cittadinanza non italiana diminuisce fino al 66,7 per cento. Altro neo riguarda la scuola dell’infanzia, frequentata solo dal 79,2 per cento di bambini stranieri a fronte della quasi totalità degli italiani.

Ma da dove arrivano le famiglie d’origine di questi ragazzi? Il 46,3 per cento proviene da un Paese europeo, seguito dagli studenti di provenienza o origine africana (25,7 per cento) e asiatica (20,1 per cento). Più contenuta la percentuale degli studenti provenienti dall’America e dall’Oceania (7,9 per cento e 0,03 per cento). Nell’insieme, gli allievi di origine rumena e albanese (116mila unità) rappresentano quasi un terzo degli alunni stranieri in Italia. Osservando la mappa di distribuzione degli scolari si notano alcune caratteristiche: il comune di Milano è l’area di maggior concentrazione degli studenti filippini, sebbene questi ultimi siano largamente presenti anche ad Arezzo e nel comune di Roma, dove costituiscono la presenza più numerosa dopo quella dei rumeni. Alcuni comuni della Lombardia, inoltre, si caratterizzano per una maggiore incidenza degli studenti di origine egiziana: Milano, Como, Cinisello Balsamo, Vigevano, Crema, Treviglio.

Cambiano anche le scelte che i ragazzi fanno per le superiori: tra gli studenti nati in Italia sale al 15,3 per cento la quota dei giovani che frequenta il liceo scientifico e all’8,3 per cento quella del liceo linguistico. Leggermente superiori risultano anche le percentuali degli studenti che frequentano gli istituti tecnici.

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