“Servono urgenti misure rigorose sugli arrivi extra-Schengen ed extra-Ue”. Roberto Speranza, ministro della Salute, ha scritto alla Commissione europea al termine di una giornata campale negli aeroporti italiani per il contenimento dell’emergenza Covid. Lo spauracchio è il Bangladesh, Stato dove l’epidemia è fuori controllo. Già lunedì, grazie alle insistenze dell’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, Speranza aveva autorizzato l’unità di crisi romana a recarsi all’aeroporto ‘Da Vinci’ di Fiumicino per effettuare i tamponi sui passeggeri di un aereo proveniente da Dacca, trovando il giorno successivo 36 positivi su 270 passeggeri. È arrivato così il blocco “per una settimana” dei voli diretti dal Bangladesh. Tutto a posto dunque? Neanche per sogno, perché – come evidenziato nei giorni scorsi da Ilfattoquotidiano.it – questi sono facilmente eludibili grazie agli scali, anche comunitari.
E infatti, in mattinata è arrivata l’allerta in Regione Lazio circa la presenza di ben 135 persone (sulle 233 totali) di nazionalità bangladese a bordo di un volo Qatar Airways, segnato come proveniente da Doha ma in realtà in arrivo proprio da Dacca. Un aereo gemello era in arrivo anche a Milano Malpensa, stavolta con a bordo “solo” 40 persone. Tutti lavoratori regolari, tutte persone con permesso di soggiorno temporaneo. Ma il rischio Covid era troppo elevato. Così, stavolta, i bangladesi non sono nemmeno sbarcati, ma sono stati fatti ritornare indietro a bordo dello stesso aereo, in direzione Doha “per motivi sanitari”. Fra l’altro, come si apprende da fonti aeroportuali, con non poche tensioni a bordo. Oltre ai 97 non bangladesi – a cui è stato fatto il tampone – è scesa dal velivolo solo una donna incinta di tre mesi, trasportata “in buona salute” al Policlinico Gemelli di Roma.
Nella capitale è in corso una maxi-indagine epidemiologica nella comunità bengalese, la più numerosa d’Europa – con 36mila persone, Roma è la quarta città del Bangladesh – Si prevede di testare oltre 10mila persone: i primi 270 tamponi hanno dato tutti esito negativo. Nella sua lettera inviata al commissario Ue alla Salute e alla Sicurezza alimentare, Stella Kyriakides, e al ministro della Salute tedesco, Jens Spahn, Speranza chiede di “promuovere un maggiore coordinamento tra gli stati membri e garantire, così, di contenere la diffusione di contagi di origine esterna”. Il pungolo resta l’assessore laziale D’Amato, che ieri è tornato a sollecitare l’Enac: “È necessario che Enac emetta un’indicazione operativa chiara alle linee aeree affinché non imbarchino, per il tempo stabilito dalla massima autorità sanitaria del Paese, questi passeggeri”. E ancora: “Non si può scaricare sul solo nostro servizio sanitario regionale questo onere, peraltro senza alcun tipo di programmazione. Occorrono delle regole ferree e chiare, basta fare lo scaricabarile. Roma non può sostenere questa pressione”.
Il caso-Bangladesh non riguarda solo la Capitale. A Jesolo, in provincia di Venezia, si sono registrati diversi casi fra i braccianti della zona. Il Friuli Venezia Giulia ha annunciato un coordinamento con i consolati sulla stregua di quanto sta facendo il Lazio e a Monfalcone (Gorizia) sono in corso tamponi sui componenti della comunità bangladese locale. Il caso preoccupa anche il resto d’Europa, con diversi giornali britannici che si stanno occupando della vicenda, nel timore che i migranti in arrivo dalla regione asiatica (ci sono anche India, Pakistan e Sri Lanka) possano riportare il virus nel continente.