La gestione del nuovo ponte di Genova ha scatenato l'ultimo scontro tra gli ex alleati di governo. Se il leghista, insieme al resto del centrodestra, accusa i pentastellati di aver tradito le dichiarazioni degli ultimi due anni, il capo politico del Movimento risponde che durante il Conte I fu proprio il capo del Carroccio ad opporsi alla revoca delle concessioni ad Aspi
La gestione del nuovo Ponte di Genova, oltre a dividere il governo, scatena anche un nuovo scontro tra i due ex alleati all’esecutivo: Movimento 5 Stelle e Lega. Mentre i pentastellati si oppongono alla decisione comunicata dal ministero dei Trasporti con una lettera della ministra Paola De Micheli, in cui spiega che la gestione “pro tempore” sarà di Aspi, come previsto dalla legge, almeno fino a quando il governo non deciderà sulla revoca della concessione, Matteo Salvini affonda il colpo: “Confermata la concessione ad Autostrade? Cosa non si fa per salvare la poltrona, 5 Stelle ridicoli e bugiardi, due anni di menzogne e tempo perso. Colpa di Salvini anche questo?”, twitta il leader del Carroccio.
“Il ministero – ha poi aggiunto – annuncia di voler affidare ad Autostrade la gestione del nuovo Ponte di Genova e i Cinquestelle, dopo due anni di capricci, dicono ancora di no. Eppure il governo ha già premiato Atlantia, e quindi i Benetton, prorogando di due anni tutte le concessioni aeroportuali, tra cui quella degli aeroporti di Roma. Crimi se ne è accorto? È il governo degli incapaci e dei chiacchieroni”.
La risposta arriva per bocca del capo politico M5s, Vito Crimi: “Salvini, nostro collega di governo durante il primo governo Conte, oggi grida allo scandalo ma dovrebbe ricordarsi che ci ha impedito di giungere a un accordo per la revoca delle concessioni”, ha dichiarato a #ilcaffèdelmercoledì, appuntamento settimanale della Fondazione Luigi Einaudi. Il capo leghista risponde sempre su Twitter: “Non ci siamo mai opposti a nulla, sono sempre stati Conte e i 5 Stelle a rimandare ogni decisione, sulla pelle dei genovesi e dei liguri”.
Crimi è poi tornato a lanciare un messaggio all’esecutivo, ricordando la posizione del Movimento: “Da mesi insistiamo con i ministeri competenti, che sono il Mit e il Mef, per fare in modo che il ponte non sia riconsegnato ai Benetton. Questo per noi è un punto dirimente. Noi sosteniamo che Benetton non deve più gestire le nostre autostrade. Hanno già fatto danni enormi, non solo riguardo al ponte Morandi ma riguardo alla gestione delle nostre autostrade”, che erano diventate “una macchina per fare i soldi”, ha concluso.
Anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, con un post su Facebook ribadisce che bisogna “mantenere le promesse fatte”: la questione della gestione del ponte di Genova va “subito risolta”, ha dichiarato in linea con la posizione del Pd e anche del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, “non voglio esprimere sentenze, né alimentare scontri, non ce n’è bisogno in questo momento”, ma bisogna “mantenere le promesse fatte”. E specifica: “Alle famiglie delle vittime avevamo promesso due cose. Che il ponte non lo avrebbero costruito i Benetton, ma un’azienda di Stato. Infatti lo hanno costruito Fincantieri con Webuild. E che i Benetton non avrebbero più gestito le autostrade. Tantomeno il ponte. Entrambe queste promesse ora vanno mantenute. La politica senta dentro di sé il peso di queste due promesse. E passi ai fatti”.
Ad attaccare il Movimento sono arrivati anche gli altri partiti del centrodestra. Giorgia Meloni sostiene che “l’annuncio dell’affidamento della gestione del nuovo ponte di Genova ad Autostrade dei Benetton è il De profundis del M5s che ha ufficialmente tradito tutto quello che aveva promesso agli italiani. Ora manca solo il Mes e provvederanno la prossima settimana, quando diranno sì in Parlamento”, ha scritto su Facebook il capo di Fratelli d’Italia. Il portavoce di Forza Italia, Giorgio Mulè, ha invece detto che “il Movimento 5 stelle per l’ennesima volta è stato smentito dai fatti, il populismo si è infranto contro la realtà, sulle regole dello Stato di diritto. Conte ha preso in giro il popolo presentandosi a Genova due giorni dopo la tragedia e dicendo ‘mai più Benetton’, non sapendo o volendo ignorare consapevolmente che quell’azienda è composta per il 70% da investitori stranieri. Però, mentre loro giocavano a rincorrere Aspi con la bandiera del giustizialismo in mano, in Italia sono crollati altri ponti gestiti da Anas, a riprova del fatto che non c’è un disegno criminoso da parte dei ‘prenditori’, ma ci sono delle manutenzioni che non sono state fatte o per mancanza di soldi o per mancanza di personale. E allora mi domando, potevano assumere questo personale? Sì. Lo hanno fatto? No. Potevano assumere personale per l’Agenzia nazionale di sicurezza per le infrastrutture? Sì. Lo hanno fatto? No. Potevano investire qualche miliardo per la manutenzione di strade e autostrade? Sì. Lo hanno fatto? No”.