“Care Cinematte e cari Cinematti, abbiamo tutti noi un nostro personale ricordo di Ennio Morricone legato alla sua musica e al cinema. Vi va di raccontare il vostro?”. E’ bastata questa semplice domanda, rivolta attraverso un post sul gruppo dei Cinematti, per scatenare centinaia di risposte, pensieri, aneddoti personali. Ne è uscita una ricca e straordinaria testimonianza di affetto nei confronti del compositore recentemente scomparso. Non basterebbe un articolo per raccogliere tutti i commenti che il post ha provocato.

Ne ho scelto solo alcuni tra i più significativi, che rendono bene l’idea di quanto i cinefili siano affezionati alla musica di Morricone, ognuno con un personale ricordo legato alla propria vita. I singoli brani innanzitutto. Roberta a proposito di Gabriel’s oboe racconta: “Ero al liceo e Mission me lo fece vedere Don Andrea Coccia, il mio insegnante di religione, uomo illuminato come pochi. Voleva che noi pensassimo, che ci formassimo una coscienza critica, anche mostrando le atrocità commesse in Sud America in nome di Dio. Eravamo incollati al vecchio televisore della scuola in cui aveva inserito la vhs del film. Appena partì il brano si spense ogni minimo brusio e tacque il chiacchiericcio tipico dei ragazzi a scuola, a quell’età. Solo silenzio ed emozione. Il mio primo ascolto di Morricone: indimenticabile.”

Sempre a proposito di Mission, Emma ricorda che nel giorno del suo matrimonio, al posto della marcia nuziale, con suo marito preferirono un quartetto d’archi che eseguiva la musica tratta dal film. E ancora Gianenrico, in onore di questo brano, ha chiamato il figlio Gabriele. Questo per far capire quanto la musica può condizionare anche le scelte importanti.

“Una sera ero in macchina con un amico – scrive Nicola – dalla sua playlist partì The ecstasy of gold e subito smettemmo di parlare, ci guardavamo soltanto, gli dissi , quando muoio voglio questa… ancora oggi pensa che io stessi scherzando…”. Sul brano de Il Buono, il Brutto e il Cattivo si sofferma anche Franco: “Il sogno di migliaia di poveracci a cui l’ascensore sociale è precluso…” .

Ricordi dal liceo anche per Massimo: “Avevamo il vizio di prenderci a sberle sul coppino. Il gesto era preceduto, come avvertimento, dalle due note di Sean Sean, come a dire… Giù la testa, coglione!”. Sono in tanti a confessare di non saper trattenere le lacrime ascoltando il celeberrimo Love Theme, da Nuovo Cinema Paradiso. Mi ha colpito il commento di Lidia. “Non piango mai, cedo solo su questa musica e approfitto piangendo per tutto.” Potenza della musica e del suo effetto liberatorio, aggiungo io.

Angela, che di professione fa la guida turistica, ci rivela che a volte smette di parlare per lasciare spazio alle ritualità. “Salgo col pullman su per la montagna di Erice, 790 metri, e giù vedi il mare , mentre a sinistra la macchia mediterranea della montagna. Gruppi di francesi super cultivès che adorano certe cose italiane. Ed è a questo punto che faccio ascoltare il tema centrale di Nci, e mentre le note vanno come un valzer dolcissimo, l’aria si apre per i violini e così anche per il mio cuore. Questo è il momento in cui io sento di essere italiana e ne sono orgogliosa.”

Ci sono scene di film che restano impresse nella memoria pur non ricordandone i particolari. Alberto, a proposito della scena in auto tra Noodles e Deborah in C’era una volta in America, afferma che “Non è stato necessario mostrare cosa stesse succedendo in quell’auto… né descriverlo a parole… quelle note, una in fila all’altra, hanno raccontato, espresso, rappresentato tutto il dolore, la nostalgia , il rimpianto che potevo pensare e capire.” Stefano si sofferma sulle melodie che rovistavano il fondo dell’animo umano, quelle dei polizieschi, dei thriller e del cinema politicamente impegnato.

Affiorano poi tanti ricordi personali legati alla partecipazione ai concerti o alla conquista di autografi (Sergio pubblica la foto del disco Per un pugno di dollari, notando solo ora che il Maestro volle firmare sulle nuvole dell’immagine di copertina). Qualcuno ha anche avuto la fortuna di incontrare o persino di conoscere di persona il grande Ennio, come accadde a Susanna: “Nel 1977 ero una bimba e debuttavo nel mio primo spettacolo teatrale, le musiche erano di Ennio Morricone e mi dette, di suo pugno, un brano, che ricordo ancora a memoria, dovevo suonarlo col flauto dolce, dal vivo… ero senza paura, come i bambini incoscienti sanno essere di fronte al pubblico.

La regista mi disse: “Guarda che ti dà il Maestro!”… Non so chi sia ancora vivo, a parte me, di quell’allestimento, spero qualcuno se lo ricordi Dalla parte delle donne, ovvero le donne di Shakespeare, ero Giulietta, ma anche una strega, il pubblico di Amleto, uno spirito… era uno spettacolo di avanguardia.” I bambini, a pensarci bene, sono un tipo di pubblico difficile da conquistare. Solo quando il pentagramma sa parlare direttamente al cuore riesce a scatenare le loro emozioni, a volte inaspettate e sconosciute, a cui i più piccoli non sanno neanche dare un nome.

Tenerissima, a questo proposito, la testimonianza di Veronica: “Io ricordo da bambina, ero a letto, dalla tv accesa arrivano le note di C’era una volta il West. La musica mi commuove, inizio a piangere accorata, come solo i bambini sanno fare. Papà mi sente e viene ad abbracciarmi per consolarmi…”.

Infine mi piace leggere le parole di Alessia: “Come tutti ho avuto i miei stop, le mie ‘interruzioni’ di certezze che sembravano granitiche. Momenti in cui l’unica scelta era mettere insieme le forze rimaste, reagire senza pensare troppo… e questo brano del Maestro era sempre con me. Aveva tutti gli elementi che mi potevano aiutare, energico e delicato al tempo stesso, con picchi di rabbia e picchi di maestosità. Ormai tanti miei ricordi sono affidati a quelle note, ascoltarle è come sfogliare un album di fotografie .” Alessia sta parlando di Finale di un concerto romantico interrotto, e la sua testimonianza sottolinea quanto la musica sia in grado di descrivere l’animo umano.

Insomma, ognuno a modo suo sarà accompagnato dalle melodie del Maestro, portando nel cuore un ricordo che lo legherà a lui per sempre.

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