Durante l’emergenza legata al coronavirus, nella gestione dei rifiuti il sistema impiantistico ha tenuto e non si sono registrati picchi di contagio tra gli operatori della raccolta, né interruzioni del servizio ma, allo stesso tempo, in questi mesi è aumentato l’utilizzo di guanti, mascherine, stoviglie e imballaggi monouso. Ora, quindi, è necessario usare in maniera più razionale questi prodotti e superare il sistema di deroghe che si è creato attraverso norme statali e ordinanze regionali, che rischiano di favorire fenomeni di gestione illegale. Sono le conclusioni a cui è giunta la Commissione Ecomafie, illustrate dal presidente Stefano Vignaroli, dopo l’approvazione all’unanimità della relazione ‘Emergenza epidemiologica Covid-19 e ciclo dei rifiuti’, sull’inchiesta portata avanti attraverso audizioni, acquisizioni e analisi di documenti. Il dossier, presentato alla Camera dei Deputati insieme agli altri due relatori, il senatore Massimo Berutti e il deputato Giovanni Vianello, è stato inviato ai presidenti delle Camere.
VIGNAROLI: “SONO PREOCCUPATO PER GLI INTERESSI ILLECITI” – Vignaroli non nasconde la sua preoccupazione, sul fronte dell’illegalità ambientale “per le molte aziende in situazione di difficoltà e per questo più permeabili a interessi illeciti”. Proprio per non alimentare rischi di gestioni dei rifiuti illegali o irregolari, la Commissione raccomanda fortemente di superare i numerosi provvedimenti derogatori messi in campo a livello statale e regionale. Uno degli aspetti affrontati nella relazione, infatti, è proprio quello del contesto normativo di gestione dell’emergenza. In primis, a livello statale, le norme derogatorie di portata generale e in particolare quella intervenuto sul regime dei rifiuti sanitari. Poi l’inserimento dei servizi ambientali e delle attività di bonifica nella lista delle attività maggiormente esposte a rischio di infiltrazione criminale. Ma gli interventi sul ciclo dei rifiuti sono, in buona parte, derivati da ordinanze delle singole Regioni, di natura derogatoria rispetto a regole vigenti, sulla base di una circolare del ministero dell’Ambiente che ha suggerito alle Regioni stesse l’uso di tali strumenti di deroga. “Il risultato – si spiega nella relazione – è una disciplina regolatoria non uniforme su tutto il territorio nazionale che ha suscitato qualche perplessità sin dalla fase iniziale e qualche incertezza negli operatori”.
IL SISTEMA DI DEROGHE – A livello nazionale, il decreto legge 18/2020 prevede il rinvio di alcune scadenze per gli adempimenti relativi a comunicazioni sui rifiuti. Con l’art. 113-bis, senza limitazioni temporali per l’emergenza, è diventato possibile depositare nel luogo di produzione, senza richiedere alcuna autorizzazione, rifiuti fino a 60 metri cubi e fino a 18 mesi, purché ciò avvenga senza commistioni e per categorie omogenee. E, quanto ai rifiuti pericolosi, rispettando solo le norme tecniche per etichettatura, deposito ed imballaggi dei rifiuti pericolosi stessi. “Sulla base delle indicazioni fornite dal ministero dell’Ambiente – spiega la Commissione – Regioni e Province autonome sono intervenute con ordinanze disponendo, in molti casi, un incremento della capacità di stoccaggio degli impianti, previa presentazione di una Scia (segnalazione certificata di inizio attività) e senza onere di garanzia finanziaria aggiuntiva o adeguamento dell’iscrizione nell’albo dei gestori ambientali”. Oggi, in alcune Regioni, la capacità di stoccaggio può essere aumentata nel limite massimo del 50%, in altre del 20% o del 30%.
I PRIMI EFFETTI E I SEGNALI DELLA CRIMINALITÀ – Le indicazioni ministeriali hanno anche favorito l’adozione di ordinanze regionali volte a incrementare la durata del deposito dei rifiuti urbani presso i centri di raccolta, nonché ad autorizzare gli impianti di incenerimento a raggiungere la capacità termica massima valutata in sede di autorizzazione. Tali deroghe, avverte la Commissione, possono portare “a un aumento delle quantità presenti negli impianti operato anche da soggetti non in grado di gestirli, con possibili conseguenti irregolarità”. Inoltre, il combinato disposto di deroga alle autorizzazioni, modifica delle stesse e Scia come disciplina derogatoria generale e non limitata ad alcune categorie di rifiuti potrebbe favorire fenomeni di gestione illegale. Basti pensare che un mese fa la Commissione Ecomafie ha audito il procuratore aggiunto presso il tribunale di Milano, Alessandra Dolci, che ha raccontato come già si sono registrati segnali di interesse della criminalità organizzata presente in Lombardia, per esempio, per lo smaltimento dei rifiuti anche collegato all’emergenza Covid-19.
LA PRODUZIONE DEI RIFIUTI – D’altronde, secondo le informazioni e le analisi svolte dalla Commissione “queste misure non sono state sempre giustificate da reali esigenze operative e gestionali, considerando che l’emergenza epidemiologica ha comportato in generale una riduzione della produzione di rifiuti”. I rifiuti urbani, secondo i dati forniti da Ispra alla Commissione, nel bimestre marzo-aprile 2020 sono diminuiti di circa il 10% (meno 500mila tonnellate). Mentre, in considerazione delle previsioni sulla riduzione del Pil, la produzione dei rifiuti urbani alla fine del 2020 potrebbe ammontare a circa 28,7 milioni di tonnellate, dato confrontabile con quello rilevato nel 2000. Si è registrato un aumento della produzione dei rifiuti sanitari a rischio infettivo, la cui precisa quantificazione è ancora difficile. Sebbene l’impatto dell’emergenza epidemiologica non sia ancora pienamente valutabile, i dati mostrano una capacità degli impianti pari nel complesso a circa 340mila tonnellate, a fronte delle 144mila circa trattate nel 2018.
UN USO PIÙ RAZIONALE DEI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE – Relativamente, invece, ai rifiuti che si originano dall’uso quotidiano e diffuso di dispositivi di protezione come guanti e mascherine, Ispra ha stimato all’inizio di maggio scorso una produzione complessiva di rifiuti a fine 2020 compresa tra 160mila e 440mila tonnellate, con un valore medio di 300mila tonnellate. “Tali volumi sono gestibili dal sistema impiantistico italiano senza squilibri”, si sottolinea nella relazione, anche se l’auspicio è che tali rifiuti si riducano. Anche perché, suggerisce la Commissione, nella vita quotidiana “l’uso dei guanti non garantisce maggiore sicurezza e le mascherine di comunità riutilizzabili consentono una protezione adeguata”. Allo stesso modo, “nei locali pubblici le stoviglie usa e getta non garantiscono più sicurezza e sono, quindi, da evitare in favore di quelle riutilizzabili”.