Si tratta di Nicola Ferrara, 38enne originario di Bari e residente a Milano, arrestato oggi per apologia e istigazione all’adesione all’Isis. In rete si faceva chiamare "Issa Ferrara" e pubblicava immagini di Bin Laden, delle Torri Gemelle, di Al Bagdadi, di foreign fighters, di donne col mitra in mano, di bambini armati che giurano di uccidere i "miscredenti". Nel 2001 aveva partecipato a una missione di pace in Albania in forze all'Aeronautica militare
L’emergenza Covid “è una cosa di Allah, una cosa positiva” perché “la gente sta impazzendo” dopo che le sono stati tolti i vizi. Così diceva il 27 marzo scorso, inconsapevole di essere intercettato, Nicola Ferrara, 38enne originario di Canosa di Puglia, in provincia di Bari e residente a Milano, che è stato arrestato oggi per apologia e istigazione all’adesione all’Isis. Un soggetto “pericolossissimo“, lo ha definito il pm Alberto Nobili, “capace di trasmettere soprattutto ai giovani quei messaggi che l’Isis da anni tende a divulgare” attraverso un “linguaggio crudele e feroce“. Dall’inchiesta emerge come avesse pienamente aderito alle posizioni più estremiste dell’Islam di matrice salafita, nonostante nel luglio 2001 si fosse “arruolato per servizio di leva nell’Aeronautica militare“. Nell’ordinanza cautelare si legge infatti che Ferrara “è stato impiegato nella missione bilaterale di peacekeeping ‘Die’ in Albania“, per poi congedarsi nel dicembre 2002.
Sulle diverse piattaforme social (da Facebook a SoundCloud) condivideva immagini, video e documenti che esaltavano le violenze commesse dai terroristi dell’Is: le indagini condotte dai carabinieri del Ros di Milano hanno documentato come Ferrara usasse Internet come strumento efficace per colpire le fasce di popolazione mondiale maggiormente influenzabili. “Avanza fratello, avanza verso la morte, tu che sei coraggioso. Vieni e indossa una carica esplosiva, accorri ed esplodi, così la morte è migliore ed è migliore il destino”, si legge in un post citato nell’ordinanza cautelare. Secondo l’accusa, ha portato avanti per quasi 5 anni una “ossessiva” opera di diffusione di immagini, audio e video di matrice terroristica su internet, in particolare su Facebook, col profilo ‘Issa Ferrara’, e sulla piattaforma ‘Soundcloud’. Immagini di Bin Laden, delle Torri Gemelle, di Al Bagdadi, di foreign fighters, di donne col mitra in mano, di bambini armati che giurano di uccidere i “miscredenti” e più in generale degli estremisti islamici definiti “martiri”.
La pericolosità dell’indagato è stata avvalorata dal circuito relazionale – sia nazionale, sia internazionale – particolarmente qualificato, composto da una rete di persone dedite alla sistematica propaganda a favore dello Stato Islamico e dell’esaltazione del Jihad mediante la condivisione di post e commenti sui social. I fatti che gli vengono contestati sono stati commessi a Milano dal novembre 2015 ad oggi e sono aggravati dalle finalità di terrorismo internazionale e dall’utilizzo dello strumento informatico e telematico. Su Facebook, dove Ferrara vantava circa 2mila amici, diffondeva tantissime immagini di martiri Isis e foto di bambini dell’ambiente islamico morti, quasi come stimolo per sensibilizzare i giovani al martirio. Frequente l’uso di parole come “sgozzare, tagliare la testa, sparare ai miscredenti”.
Il 38enne si faceva chiamare con il nome arabo ‘Issa’ e si è radicalizzato proprio nel capoluogo lombardo, dove avrebbe frequentato l’associazione culturale Al Nur, di orientamento sunnita. Si tratta di un luogo di culto ed aggregazione islamico costituito nel 200 che è stato oggetto di accertamenti perché i membri del direttivo sono emersi in varie indagini del Ros dei carabinieri. L’associazione, da quanto risulta, fa capo al movimento cosiddetto ‘Jamaat Tabligh’ che vuole riformare “spiritualmente l’Islam” ed è di orientamento sunnita. Il centro islamico era frequentato per la preghiera anche dai due minorenni, un italiano e un tunisino, che sono risultati in contatto con Ferrara. Uno dei due minorenni era anche in contatto per via telematica col sito di ‘Amaq‘, agenzia di stampa nota per essere lo strumento di propaganda dello Stato Islamico. Proprio dagli accertamenti sui due minori gli investigatori, nel febbraio 2018, hanno individuato Ferrara, che si intratteneva e parlava con loro fuori dal centro di via Carissimi, dopo la preghiera all’interno. Dalle indagini successive è venuto a galla che il 38enne aveva rapporti con persone coinvolte in recenti indagini su associazioni con finalità di terrorismo o per istigazione aggravata in materia di terrorismo.
“Siamo noi che dobbiamo lottare contro queste persone qua, loro non vogliono che tu adori Allah”, diceva il 38enne a uno dei ragazzi in un’intercettazione. Nella discussione – come scrive il Gip – Ferrara si poneva da “radicalizzatore mascherato da sapiente“, consigliando di seguire gli insegnamenti di Naik Zaker, un altro radicalizzatore che “attualmente si troverebbe in Malesia, da dove avrebbe fatto arruolare numerosi giovani nelle file dello Stato Islamico”. Un proselitismo da cui traspare il suo “odio verso gli ebrei”, aggiunge il giudice, ritenuti “colpevoli di attaccare l’islam, e l’odio della croce, simbolo del cristianesimo”. Ferrara parlava col ragazzo anche “di come raggiungere i territori di conflitto, nello specifico l’Afghanistan”.
Dalle indagini emerge poi che il 38enne, una persona all’apparenza “anonima”, sarebbe stato in passato per due soggiorni di tre mesi l’uno in Qatar e negli Emirati Arabi Uniti, per poi rientrare a Milano. Come riportato nell’ordinanza cautelare, avrebbe fornito “assistenza economica” con tre vaglia, per un totale di 400 euro, a Ghassen Hammami, detenuto nel carcere di Rossano Calabro, in provincia di Cosenza, perché arrestato in un’indagine dei pm di Perugia sempre per istigazione al terrorismo. Oltre a lui sono state trovate tracce di contatti indiretti con El Madhi Halili, già condannato a Torino perché “pubblicava video e materiali riferibili allo sceicco Abou Muhammad Al Adnani, riportando particolari degli attentati di Parigi e Bruxelles”, e con Mario Cavallaro, indagato a sua volta in un’inchiesta per terrorismo della Digos di Bari e Foggia.