I giudici della Corte dei Conti di Trento e di Bolzano, per il momento, non verranno nominati dalle due rispettive Province Autonome. La Commissione dei Dodici, a composizione statale, regionale e provinciale, che fu costituita per dare un parere sulle norme di attuazione dello Statuto del Trentino Alto Adige, ha infatti preso atto delle proteste arrivate da magistrati e da esponenti di partiti di minoranza, rinviando la questione.

La preoccupazione era che i magistrati delle sezioni di controllo di Bolzano e di Trento, venendo scelti dalle rispettive amministrazioni provinciali, avrebbero potuto subire condizionamenti politici, essendo i controllori scelti dai controllati. Sostenitrice della riforma è la Südtiroler Volkspartei, che a Bolzano governa con l’appoggio della Lega mentre a Roma, più di preciso al Senato, sembrava intenzionata a far valere il peso dei suoi seggi (decisi per la tenuta della maggioranza) per ottenere il via libera. “Non c’è nessun golpe contro la magistratura”, ha dichiarato il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher. “È giusto approfondire, perché si tratta di temi molto delicati”, ha aggiunto l’avvocato Luca Crisafulli, che fa parte della Commissione in quota Movimento 5 stelle.

Lo schema proposto dalle Province di Trento e Bolzano prevede la nomina politica di due magistrati su quattro che compongono ciascuna delle rispettive sezione di controllo. Allo stesso tempo provincializzerebbe tutto il personale amministrativo. Due i punti cruciali: i requisiti dei papabili all’incarico e le procedure per la loro elezione. Ad esempio, non è prevista una maggioranza qualificata: quindi i due giudici avrebbero potuto essere scelti dalla maggioranza politica di ciascuna provincia, senza alcuna garanzia per le minoranze. Inoltre, non sono previsti requisiti di esperienza o di professionalità. Infine è prevista un’elezione a vita.

Kompatscher ha precisato: “Non è stata la Provincia a sollevare la necessità di nuove regole per la Corte dei conti, non vogliamo depotenziare la Sezione di controllo. La legge La Loggia prevede che in tutte le Regioni ordinarie ci siano magistrati nominati dagli enti locali. Quindi discutiamo pure di come nominare i giudici della Sezione di controllo, magari coinvolgendo anche il Consiglio dei comuni”. L’appuntamento è ora per fine luglio, quando sarà esaminata una norma che accolga le preoccupazioni delle associazioni dei magistrati, garantendo la scelta di giudici competenti e indipendenti dalle maggioranze politiche. È stata invece approvato il parere favorevole sulla competenza disciplinare riguardante i giudici di Pace, che diventerebbe di competenza dei Presidenti delle due Province. Il Csm ne sarebbe escluso. Anche per questo il voto è avvenuto a maggioranza.

Intervistato dai quotidiani locali, il procuratore regionale Valerio Evangelista ha aperto qualche spiraglio alla riforma, seppur modificata. “I motivi per cui è necessario un adeguamento della norma che regola il funzionamento della Corte dei conti sono molteplici”, ha dichiarato. “Innanzitutto c’è una questione di qualifiche – ha aggiunto – perché ovunque il procuratore ha la qualifica di presidente, mentre quelli di Bolzano e Trento sono inquadrati come semplici consiglieri”. C’è poi la carenza di organici, che la provincializzazione degli amministrativi potrebbe risolvere. Il rischio di una nomina “politica”? “Anche nelle regioni a statuto ordinario ci sono magistrati della Sezione di controllo nominati dagli enti locali. Tuttavia sono stati definiti requisiti molto rigorosi per la scelta. Non solo in tema di professionalità, ma anche di garanzie dell’indipendenza dei nominati”. Ultimo punto, le nomine a vita. “Altrove i magistrati vengono nominati a tempo. Su questo credo sia necessaria un’interlocuzione e il coinvolgimento della Presidenza della Corte dei conti”.

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