Forse non il più forte ma sicuramente quello più famoso. Quello che, più di chiunque altro, ha saputo dare a un paese intero – irrimediabilmente legato al calcio, con sprazzi di ciclismo – la voglia di scendere su un campo da tennis almeno una volta. È il tennista che ha saputo battere Borg al Roland Garros e poi ha avuto la sfacciataggine di indossare una maglietta rossa lì dove non era molto conveniente averla. All’Estadio Nacional di Santiago del Cile, al tempo di Pinochet. Una carriera fatta di tanti successi e anche di delusioni, ma che è riuscita a elevare il tennis italiano verso vette che non era abituato a frequentare. Adriano Panatta, nato a Roma il 9 luglio 1950, compie 70 anni.
Super Series Stoccolma 1975, finale, Panatta – Connors 4-6 6-3 7-5
Oggi Stoccolma possiede un torneo classificato come 250 ma negli anni Settanta l’appuntamento svedese era uno dei più importanti. Era un Masters 1000, o per meglio dire un Super Series, come si chiamava all’epoca. È il 2 novembre 1975 e davanti al romano c’è Jimmy Connors. È il numero uno del mondo e ha già in bacheca ben tre Slam. In semifinale ha dominato Bjorn Borg. Panatta arriva a questo appuntamento dopo aver superato, nell’ordine, Rahim, Stewart, Meiler, il campione di Wimbledon Arthur Ashe e Parun. È a un passo dal Top 10 dopo un’annata che lo ha visto conquistare la sua seconda semifinale Major al Roland Garros. Dopo aver perso il primo set per 6-4, Panatta alza il livello come mai aveva fatto in carriera. Per il numero uno del mondo non c’è niente da fare: 6-3 7-5. È una partita perfetta. Per l’Italia si tratta del primo trionfo in un torneo paragonabile a un 1000. Per Panatta è il quinto titolo in carriera. Sarà la spinta decisiva per partecipare al suo primo Masters di fine anno, che si disputa proprio a Stoccolma. Anche grazie alla rinuncia dello stesso Connors.
Internazionali d’Italia 1976, primo turno, Panatta – Warwick 3-6 6-4 7-6
Undici. È il numero di match point salvati da Adriano Panatta nel match di primo turno dell’edizione 1976 di Roma. Di questi, dieci sono sul servizio dell’australiano Kim Warwick. Il romano è sotto 5-2 nel terzo set. I primi due parziale si sono conclusi per 3-6 6-4. Siamo sul 40-15 per Warwick. Ogni tatticismo ormai è inutile. Panatta decide di giocarsi il tutto per tutto. Prima una volée vincente e poi un attacco che costringe l’avversario a un passante difficile. Arrivano però altri tre match point. Panatta aumenta la pressione e chiama Warwick ad altri passati complicati. Alla fine recupera un break, infiammando il Foro Italico. Si arriva al 5-4. L’australiano si spinge fino a 40-0. Tra volée in tuffo e rincorse alla disperata l’ultima palla non viene messa in campo da Warwick. Prima di pareggiare Panatta ha annullato, in totale, altri quattro match point. Sul 6-5 anche Panatta ha la palla buona per chiudere ma niente da fare. Si arriva al tie-break. Warwick si issa sul 6-4. Sono il match point 10 e 11. Il primo viene annullato seguendo la risposta a rete, il secondo con uno smash vincente dopo un buon servizio. Per l’australiano non ci saranno altre opportunità. A chiudere la partita è Panatta. Cinque giorni dopo vincerà il titolo contro Guillermo Vilas.
Roland Garros 1976, quarti di finale, Panatta – Borg 6-3 6-3 2-6 7-6
Non il 12-10 al quinto (con tanto di match point annullato) nel primo turno contro il cecoslovacca Hutka. E nemmeno la vittoria in finale contro Solomon, che ha riportato un italiano sul trono del Roland Garros sedici anni dopo Nicola Pietrangeli. Il capolavoro Panatta lo confeziona nei quarti di finale. È mercoledì 9 giugno 1976. L’avversario è Bjorn Borg, numero 3 del mondo e numero uno del tabellone. Lo svedese ha vinto le ultime due edizioni del torneo, per un totale di diciotto match consecutivi. Panatta, numero otto del mondo, è però uno di quei giocatori capaci di farlo soffrire. I due si sono già affrontati in dieci occasioni e il bilancio recita: cinque a cinque. A Parigi i precedenti sono due. Nel 1975 ad avere la meglio era stato Borg, mentre nel 1973 a vincere era stato Panatta. Quella di tre anni prima è anche l’ultima sconfitta subita dallo svedese sulla terra parigina. L’incontro, quindi, è più incerto di quello che potrebbe apparire. E infatti il romano parte fortissimo. I primi due set sono un sostanziale monologo. Doppio 6-3 costruito a suon di rovesci e di colpi al volo. Al servizio poi Panatta si rivela implacabile. Contro la migliore risposta del circuito il primo break lo subisce solo a metà del secondo parziale. E comunque è ininfluente. Il 6-2 di puro orgoglio con cui Borg riapre la partita fa da preludio alla battaglia del quarto set. Panatta è per due volte avanti e per due volte si fa riprendere. Sul 5-3 spreca anche tre match point. Si arriva al tie-break. Tutti, a questo punto, si aspettano che Borg trascini la sfida al quinto, ed invece è ancora una volta il servizio di Panatta a fare la differenza. Sette punti a due. Panatta alza le braccia al cielo, senza sapere che non ha conquistato solo la sua terza semifinale, ma ha di fatto appena vinto il Roland Garros.
Santiago del Cile, finale di Coppa Davis 1976, Panatta/Bertolucci – Cornejo/Fillol 3-6 6-2 9-7 6-3
L’Italia è a un punto dalla sua prima Coppa Davis. I due singolari sono andati via lisci. Barazzutti e Panatta hanno battuto rispettivamente i cileni Fillol e Cornejo. Manca solo il doppio per suggellare una vittoria storica. Di fronte a Panatta e Bertolucci ci sono gli stessi Fillol e Cornejo. La serie si sta rivelando esattamente come sembrava alla vigilia. L’Italia è nettamente più forte. Eppure quella finale l’Italia ha rischiato di perderla. O per meglio dire, di non giocarla. La selezione capitanata da Nicola Pietrangeli ha infatti vinto la sua partita più difficile un mese prima. È quella per avere l’autorizzazione ad andare in Cile.
Nel paese Sudamericano vige la dittatura del generale Pinochet da tre anni. In semifinale l’Unione Sovietica – come già era accaduto nel 1973 nello spareggio per il mondiale di calcio del 1974 – si è rifiutata di affrontare i cileni. Quando in Italia si scopre che Panatta e compagni dovranno andare a giocare in Cile, tennis e politica entrano prepotentemente in rotta di collisione. Le pressioni per il boicottaggio sono fortissime, sopratutto dall’estrema sinistra. Il governo democristiano presieduto da Giulio Andreotti tentenna. La base del Pci è assolutamente contraria. Inizialmente è contrario anche Enrico Berlinguer, poi però il segretario comunista cambia idea. “Fu Ignazio Pirastu, al tempo responsabile della Commissione Sport del Pci, a farci arrivare l’inattesa notizia: per Berlinguer dovevamo andare in Cile. E voleva lo sapessimo. Per il segretario del Pci non sarebbe stato giusto che la Coppa Davis finisse nelle mani del Cile di Pinochet piuttosto che nelle nostre. Da lì in poi la strada verso la partenza si fece in discesa”, ha ricordato anni dopo Panatta. Alla fine è stato il Coni a prendere una decisione definitiva.
Quando Bertolucci e Panatta scendono in campo per la sfida decisiva è il 18 dicembre. Lo fanno indossando una casacca inedita quanto provocatoria. Non è azzurra ma rossa. Il rosso è il colore delle proteste. Quello di opposizione al regime. Quello che le donne portano nelle piazze contro i soprusi e le sparizioni dei loro figli, fratelli, padri e mariti. I due giocano due set con la nuova divisa. Poi si torna al colore tradizionale. La sfida si chiude 6-3 al quarto per gli azzurri. L’Italia è campione del mondo, ma sono in pochi quelli che immortalano lo storico evento. La Rai infatti non ha trasmesso la partita in diretta. La serie si concluderà poi sul 4-1. Dopo Roma, il Roland Garros e la top 10 per Panatta c’è anche la Coppa Davis.
Wimbledon 1979, quarti di finale, Panatta – Du Pré 6-3 4-6 7-6 4-6 3-6
Sono passati diciannove anni da quando Nicola Pietrangeli si è trovato a un set dalla prima finale a Wimbledon di un italiano. Panatta si trova per la prima volta nei quarti di finale dello Slam londinese. Sull’erba le soddisfazioni sono sempre state poche ma in quel 1979 potrebbe davvero riportare un italiano tra i migliori quattro di Church Road. Il sorteggio gli ha regalato un avversario abbordabile, l’americano Pat Du Pré. Per un set e mezzo Panatta è letteralmente perfetto. Gli errori sono pochi e i vincenti tanti. Panatta vince il primo 6-3 e si porta sul 4-1 nel secondo parziale. Poi succede qualcosa. La netta sensazione di essere superiore spezza quel delicato equilibrio psico-fisico. Du Pré infila cinque giochi consecutivi e pareggia: 1-1. Nel terzo si arriva fino al tie-break. Panatta lo vince e la partita sembra definitivamente essere svoltata. Dovrebbe vincere il quarto e invece Panatta cede: 6-4. Si va al quinto. Con il 6-3 a favore di Du Pré svanisce il sogno di una semifinale a Wimbledon. È il suo più grande rimpianto. Ancora oggi l’ultimo semifinalista italiano a Londra è Nicola Pietrangeli.