Sta benone, Jair Messiah Bolsonaro. Un po’ di febbre, qualche dolorino qua e là, un po’ di fiacchezza. Ma niente di più. E nulla, in ogni caso, che possa più di tanto svigorire il suo ben noto dinamismo. “Devo riposare, ma non riesco a star fermo e vorrei tanto uscire a fare una passeggiata”, ha fatto sapere il presidente brasiliano in un video tutto sorrisi diffuso dopo che la notizia del suo contagio – “Bolsonaro positivo al Covid-19” – aveva fatto il giro del mondo intero. “A vida continua”, la vita continua, ha detto e ripetuto il capo di Stato.
Continua a dispetto della “gripezinha”, l’influenzucola (proprio così Bolsonaro aveva, com’è noto, definito il coronavirus al suo primo apparire) che lo ora lo costringe a metter momentaneamente a freno la sua molto maschia gagliardia. E continua, quel che più conta, sotto la protezione d’una miracolosa medicina. Quale? L’idrossiclorochina, ovviamente. Quella stessa idrossiclorochina che, diversi paralleli più a Nord, tanto entusiasma anche la sua anima gemella, Donald J. Trump, presidente degli Stati Uniti d’America. “Eu confio na hidroxicloroquina, e você?” “Io mi fido della idrossiclorochina, e tu?”, si è chiesto con molto giulivi accenti il presidente di quello che ama definire se stesso “o maior país do mundo”. E detto questo ha d’acchito ingurgitato in diretta televisiva – sollevando un bicchier d’acqua come si trattasse d’un allegro cin-cin – una delle pillole in questione.
Così – con queste parole e con questi gesti – Bolsonaro si è rivolto ieri al paese che da un anno e mezzo governa per volontà popolare. E se a qualcuno tutto questo è sembrato, non un messaggio presidenziale alla Nazione, ma un molto dilettantesco spot pubblicitario, è perché proprio questo è in effetti stato il siparietto televisivo offerto dall’ex capitano: una sorta di pedestre e clownesco “infomercial”, una di quelle porcate con le quali, per evitare i limiti legali imposti alla pubblicità televisiva, i vari canali interrompono i programmi al fine di promuovere i prodotti dei propri sponsor; una goffa “reclame” dedicata, oltre che a se medesimo, alla medicina da lui amata al punto da averne di recente imposto la fabbricazione, in enormi quantità e con enormi spese, al Laboratorio Químico Farmacéutico delle Forze Armate.
Chi in questo caso fosse il vero sponsor – se Bolsonaro della idrossiclorichina, o la idrossiclorichina di Bolsonaro – non è del tutto chiaro (sulla liceità della super-commessa militare e su altre gigantesche forniture del molto controverso farmaco sta indagando la magistratura brasiliana). Quello che è chiaro è che il presidente brasiliano non ha, da contagiato, cambiato in nulla il suo atteggiamento nei confronti della pandemia. E bene è andata – come non pochi hanno fatto sarcasticamente notare – che Bolsonaro non sia tornato ieri a propagandare, tuffandosi in una cloaca, anche l’altra e ben più primordialmente “preventiva” terapia da lui propugnata all’apparir del virus. “O brasileiro mergulha em esgoto, ganha anticorpos e já combate o coronavirus”, il brasiliano – aveva a suo tempo detto Bolsonaro, evidentemente riferendosi alle orripilanti condizioni igieniche nelle quali sono costretti a vivere i suoi più poveri concittadini – sguazza nella fogna, acquista anticorpi e in questo modo già combatte il coronavirus…
Non solo Bolsonaro non ha cambiato atteggiamento, ma ha in effetti, da contagiato, ribadito la sua strategia anti-pandemia con una euforia tanto ostentata e spensierata che ha finito per avvalorare, negli ambienti più proni alle teorie cospirative, un’ipotesi che, in altri panorami e con altri attori, non si potrebbe che definire stravagante: quella secondo la quale il presidente starebbe in realtà solo simulando il contagio col fine di propagandare, riapparendo guarito in un nuovo ed ancor più gioioso spot, le miracolose virtù della idrossiclorochina…
Divertente, ma quasi certamente falso. O meglio: orribile, ma, nel suo orrore, molto meno nefasto della verità. La quale solo così – dato per scontato che il presidente brasiliano quella “gripezinha” se l’è beccata davvero – può descrivere lo spot pubblicitario offerto ieri ai brasiliani ed al mondo: una pagliacciata recitata sullo sfondo d’una catastrofe le cui umane sofferenze già si misurano in cifre, immagini e storie che non lasciano scampo. I contagi sono ormai – in una curva che non accenna a recedere – alle porte dei due milioni; ed i morti sono quasi 70mila. Nonostante Bolsonaro abbia, nel nome dell’economia, combattuto ogni forma di lockdown – anzi, proprio in virtù di questo suo ottuso negazionismo – il pil ha già perso, in quella che si profila come la più profonda crisi economica della storia brasiliana, almeno l’8 per cento del suo valore.
Per evitare il lockdown e per promuovere – contro il parere degli scienziati – la idrossiclorochina, Bolsonaro ha già liquidato, dall’inizio della pandemia, due ministri della salute, Luiz Enrique Mandetta e Nelson Teich. Il suo governo va perdendo i pezzi (tra gli altri, il più popolare prezioso: quello del ministro della Giustizia Sergio Moro, l’eroe del Lava Jato, oggi suo nemico giurato, che un anno e mezzo fa s’era, perdendo la faccia, messo al suo servizio); ed il presidente è inseguito da ben più d’una richiesta di impeachment. Il Brasile, in crisi sanitaria, politica ed economica, è nel peno di una classica “tempesta perfetta”.
“Não sou coveiro”, non sono un becchino, ama ripetere Bolsonaro a chi gli chiede conto dei morti della pandemia. Ed ogni volta mente. Perché proprio questo – tornerò più dettagliatamente sull’argomento – è il tragico paradosso che, dietro la farsa degli spot bolsonariani, sta uccidendo il Brasile. Bolsonaro è caos. Bolsonaro è ignoranza, è tenebre. Ed è proprio nel caos, nell’ignoranza e nelle tenebre che muoiono le democrazie. E proprio i pagliacci, in molti casi, ne sono i necrofori.