L’effetto doping da Covid che ha amplificato temporaneamente i consensi di molti presidenti di Regione era ovviamente destinato a scemare. I ‘governatori’ con le loro ordinanze restrittive hanno assunto un ruolo di ‘salvatori della patria’ e goduto per oltre tre mesi di una platea mediatica enorme. Mettersi con una tavola da surf sull’onda anomala elettorale avrebbe garantito a molti presidenti di Regione uscenti una riconferma automatica.
Insomma, non è un caso, se al di là delle appartenenze all’unisono Luca Zaia, Michele Emiliano, Giovanni Toti e il roboante Vincenzo De Luca hanno battagliato contro governo e Parlamento affinché si votasse entro la fine di questo mese. Così non è stato, l’appuntamento elettorale è fissato per il 20 e 21 settembre insieme al voto per il referendum sul taglio dei parlamentari.
Le avvisaglie di un calo di contagi elettorali e di un progressivo cambio d’umore nell’opinione pubblica sulla percezione diversa dell’operato dei ‘governatori’ uscenti, comincia a manifestarsi ed essere significativo. I campanelli d’allarme ci sono. Non è un caso se De Luca, il presidente della Regione Campania che meglio dei suoi colleghi è riuscito – come il Principe Machiavelliano – a piegare gli eventi a suo favore, sembra arrancare e temere.
La sua candidatura sarà sostenuta da 10 liste. Ma sembra non bastare. Il vero nemico da combattere è il partito trasversale dell’astensionismo e la disaffezione dell’elettorato: stesse facce, stessi slogan. De Luca è preoccupato, incalzato dalle contraddizioni e dalle inchieste sulle spese folli da Covid corre ai ripari e tenta di mettersi in sicurezza.
Sulla sua arca elettorale ha imbarcato Flora Beneduce, consigliera regionale di Forza Italia fino a poche ore fa. La Beneduce, nonostante sia sotto processo per voto di scambio e sia citata nell’inchiesta che ha messo sott’accusa la famiglia Cesaro, sarà in corsa con il centro sinistra nella lista d’appoggio ‘Campania Libera’. Proibitivo rinunciare al suo pacchetto di voti, stimato attorno alle 20mila preferenze. La parola d’ordine è: macinare consenso. Questioni di opportunità non contano per De Luca nella battaglia politica.
Stesso motivo per cui in pieno regime di prorogatio, il Consiglio regionale della Campania, con una forzatura, si appresta ad approvare la legge regionale urbanistica e del territorio. Le prime avvisaglie si sono viste un paio di anni fa con l’introduzione della Regione di misure alternative alle demolizioni di immobili abusivi. Sembra che gru, betoniere e cantieri nei Comuni della Campania non debbano fermarsi mai.
I piani regolatori prima, i Puc adesso, non sono stati mai approvati. In deroga agli strumenti urbanistici, con i cambi di destinazione d’uso, con il silenzio e assenso, con la scusa dell’edilizia sociale e del mantenere cubature e volumetrie uguali, senza dimenticare le normative da interpretare e le sentenze del Tar ad uso e consumo che rafforzano prassi, si è consentito all’industria del mattone selvaggio di prosperare.
La legge regionale urbanistica è in pratica una deregulation. Lo sviluppo urbanistico distorto di Comuni come Volla, Frattamaggiore, Arzano, Cardito, Orta di Atella diventano modello. Negli anni si è perpetrata una regia sapiente: le amministrazioni non approvando i piani urbanistici, non hanno fatto scattare le salvaguardie dei territori e quindi i Comuni hanno lasciato aperta la porta agli speculatori, ai costruttori, agli imprenditori. E’ un giro di milioni di euro tra intraprese, società immobiliari, interessi di ditte, studi di progettazione, il compra e il vendi, il mercato delle consulenze, insomma, una grande lavatrice dove non è chiaro o meglio è chiarissimo chi nei grandi business immette grosse quantità di ‘piccioli’.
Ciò avviene anche ai tempi della crisi economica da Covid. Secondo l’inchiesta giudiziaria di Castellammare e in particolare quella di Sant’Antimo, gli uffici tecnici rilasciavano permessi a costruire, la politica spesso andava a braccetto con la camorra, i costruttori con le loro ditte, gli imprenditori investivano capitali tutto condito da una zona grigia di professionisti e istituti di credito. E questo è il modello consolidato e declinato in tutti i Comuni della regione Campania.
Numerosi consigli comunali sciolti per camorra sono infiltrati da interessi proprio nel campo dell’edilizia, altri sono monitorati e molti passati al setaccio dai commissari. Non sono casuali i sequestri giudiziari di edifici, ville, immobili a Volla per svariati milioni, sono la trama di una stessa storia.
Approvare una legge regionale urbanistica di fretta e furia significherebbe introdurre nuovi criteri, reinterpretare norme e stabilire un disegno diverso del territorio. Poi ci sono i cavilli, le pieghe degli articoli, i richiami ad altre normative. Questo disegno di legge già incardinato e pronto ad approdare in Consiglio regionale potrebbe rivelarsi una grande sanatoria a tutela del comparto e della filiera del mattone. Ciò che è illegale o meglio che è stato autorizzato ma contro legge, rischia di diventare legale. Il trionfo di chi ha devastato e devasta territori, inquina la cosa pubblica e distrugge il futuro della Campania. Altro che svolta green.