Le minacce e i messaggi minatori sono stati scoperti da un collaboratore della penna di Repubblica che è riuscito ad accedere alla sua mail dopo la sua morte. "Forse ammazzerò solo tua moglie, così capirai cosa significa la sofferenza", scrive il presunto estorsore chiedendo l'acquisto di una casa da 40mila euro o un vitalizio da 700 euro al mese
“Niente e nessuno mi fermerà. Tua moglie e te morirete. Non ho più nulla da perdere. Nulla. Verrò a Milano. A casa o al giornale. Farò una strage. Dammi i soldi e sparirò. Scegli tu perché vivere non potrai”. Continue richieste di soldi e minacce, ecco cosa un collaboratore del giornalista Gianni Mura, deceduto il 21 marzo scorso, ha ritrovato nella casella email della storica firma di Repubblica dopo la sua morte. Un calvario, il suo, che andava avanti da quasi 10 anni, da quando Mura fece la conoscenza del presunto estorsore, Francesco Gaspari, un 47enne che all’epoca si presentò come un grande fan del giornalista, dando inizio a costanti contatti di amicizia tra i due. Ma presto, questi incontri, telefonate, email sono diventati appuntamenti di un’estorsione senza fine. Dalle indagini avviate dopo la denuncia della moglie, avvenuta dopo il decesso del marito, che hanno portato all’arresto dell’uomo, dal 2018 al 2020 questo avrebbe costretto Mura a sborsare 61.500 euro.
L’incontro tra i due risale a un decennio fa. Gaspari si era presentato alla grande firma dello sport italiano come un ammiratore, come hanno poi potuto ricostruire i militari del Nucleo Investigativo di Milano. Così, ne era nata una simpatia che è andata avanti nel tempo, tra contatti e incontri. Col passare dei mesi, però, il 47enne, che vive a Verona ma è residente a Cles (Trento) e ha dei precedenti per resistenza, ha iniziato a chiedere un sostegno a Mura, raccontandogli i suoi problemi economici, di avere un padre che era stato ucciso dalla camorra e una madre malata. Il giornalista ha deciso di sostenerlo, impegnandosi anche a trovargli un lavoro come bibliotecario a Pordenone.
Ma col passare degli anni le richieste si sono fatte sempre più pressanti e accompagnate da minacce di morte nei suoi confronti e nei confronti della moglie, rimasta all’oscuro di tutto fino al decesso del marito. “M’accompagna, in queste lunghe ore, una feroce fissità nello sguardo – scrive Gaspari, che è laureato e che si era professato grande fan della scrittura di Mura, giustificando così il tono forbito di alcuni suoi messaggi – Ti scrivo perché, nel replicare punto su punto alla tua scarsa lettera (voto 5 – – ), ho tralasciato di ribattere laddove dici ‘Io non ho paura di te’. Ecco. Lasciami dire che qui sbagli e di grosso. Non mi conosci a sufficienza. Non sai fin dove può spingersi una persona come il sottoscritto – nato e cresciuto tra le botte e il sangue – che cova un cotale risentimento (tenue eufemismo) verso le ingiustizie sociali”. Parole che, ogni volta, venivano inviate al giornalista via email.
Così, nonostante i tentativi di ribellione, per salvaguardare la sicurezza della famiglia Mura ha continuato a inviare delle somme sul conto del 47enne. Lo dimostrano anche i prelievi dei versamenti ricevuti da Mura in una banca del Comune di Cles. Soldi, a volte anche decine di migliaia di euro in un unico versamento, arrivati come conseguenza di decine di messaggi minatori e assillanti che l’uomo inviava. Addirittura, l’uomo era arrivato a chiedere l’acquisto di una casa da 40mila euro a Verona o un vitalizio da 700 euro al mese. In cambio, avrebbe risparmiato la vita a sua moglie: “Forse ammazzerò solo tua moglie, così capirai cosa significa la sofferenza – si legge in un altro messaggio – Mandami subito i soldi (basta che li annunci con un sms o una email, non ho voglia di sentirti). Ps. Fossi in te mi prenderei in parola”.
Quando il giornalista ha provato a ribellarsi, i toni si sono alzati ulteriormente: “Sappi che non ho paura della galera, delle denunce. Mio padre, ucciso dai trafficanti della camorra, è stato in prigione per una trentina d’anni. Ergo, io non ho la minima paura di andarci. Potrei diventare a brevissimo una feroce belva selvatica in grado di fare di tutto, letteralmente di tutto”.
Tutto è andato avanti fino alla morte di Mura, quando un suo stretto collaboratore, a conoscenza del rapporto tra i due ma non delle minacce e della costante richiesta di soldi, è riuscito ad accedere alla casella di posta del giornalista e si è trovato davanti decine di messaggi minatori, finendo per ricevere a sua volta delle minacce. Gaspari, infatti, ha detto che avrebbe ricevuto da Mura la promessa di 3.800 euro e, con la sua morte, questo impegno doveva essere rispettato per evitare di incorrere nella sua vendetta. Ma a quel punto, la moglie del giornalista era già al corrente della situazione e aveva già sporto denuncia alle autorità.