È “più che probabile”, scrive il New York Times, che c’entri l’ultimo comizio elettorale di Donald Trump dietro al nuovo focolaio di contagi da coronavirus a Tulsa, in Oklahoma. Si tratta di un nuovo record negativo per la città dove sono stati registrati 261 nuovi casi lunedì e 206 martedì, rivela Bruce Dart, direttore del dipartimento della Salute di Tulsa, in una conferenza stampa. “Negli ultimi due giorni abbiamo avuto quasi 500 casi e sappiamo che abbiamo avuto diversi eventi importanti circa due settimane fa – racconta Dart -, quindi immagino che dobbiamo solo unire i punti”. Quindi, per il resto della conferenza stampa, Dart ha ricordato ai suoi cittadini l’importanza di indossare la mascherina protettiva, precauzione ignorata da molti sostenitori presenti al comizio di Trump.
Leanne Stephens, portavoce del Dipartimento della Salute, ha aggiunto che per due settimane hanno cercato di tracciare i contatti di chi era risultato positivo, ma nell’ultima settimana sono stati”completamente inondati” di segnalazioni, un lavoro che richiederebbe ore solo su una persona. Sempre che questa sia disposta a collaborare, precisa Karen Keith, un commissario della contea di Tulsa, che ha sottolineato quanto fosse stato difficile e frustrante cercare di ottenere maggiori particolari sugli spostamenti dei cittadini risultati positivi, spesso restii a fornire le proprie informazioni personali ai dipendenti del servizio pubblico e di sicurezza della città.
Tulsa, così, conferma il suo trend negativo registrandosi come una delle contee con il maggior numero di contagi in rapporto alla popolazione di tutto l’Oklahoma, con 4.365 casi confermati e 71 morti. Un dato preoccupante se si tiene in considerazione che la città è al secondo posto per numero di abitanti subito dopo la capitale, Oklahoma City, e che potrebbe aumentare vertiginosamente il numero di contagi se non vengono attuate misure restrittive immediate.
Anche nel resto degli Stati Uniti la situazione continua a essere molto preoccupante. A oggi sono 3.055.101 i contagi registrati, secondo i dati della Johns Hopkins University, di cui 953.420 ricoveri e 132.309 morti. E la situazione non sembra migliorare: anche ieri, infatti, è stato registrato un nuovo record nel numero di casi positivi, 60.209 in sole 24 ore.
“Negli Stati Uniti abbiamo un problema, perché la nostra epidemia non è sotto controllo“, spiega al Corriere della Sera Anthony Fauci, il virologo a capo della task-force anti-Covid spesso in contrasto con le posizioni di Trump. “Alcuni Stati – continua Fauci – nel riaprire il territorio hanno allentato le restrizioni troppo velocemente e così molte persone, per lo più giovani, non hanno seguito le linee guida, affollando bar e ristoranti. Il risultato è un aumento delle infezioni in Stati come California, Arizona, Florida e Texas“. Il problema, secondo Fauci, è da attribuire principalmente ai giovani, che “sono convinti, erroneamente, che il virus non li colpirà severamente” andando così a contagiare chi, invece, è più debole e potrebbe rischiare la propria vita. In merito alla scelta del presidente Trump di allontanarlo dalla task force per l’emergenza coronavirus, Fauci ha precisato che Trump “non ha mai cercato di licenziarmi, anche se i giornali lo hanno scritto. In realtà mi ascolta molto, anche se non tutte le volte. Diciamo che non era stata una buona idea relegarci in seconda fila – rivela l’immunologo -. Deve averci ripensato, visto che ci ha rimessi in prima fila”. Un cambio di rotta importante per l’amministrazione, arrivato poco dopo la decisione del presidente Trump di uscire dall’Oms. Una decisione che Fauci ha commentato dicendo che “l’Oms è un istituto imperfetto e con molti punti deboli. Ha bisogno di profondi miglioramenti. Tuttavia resta un’organizzazione importante, di cui il mondo ha bisogno. Inoltre penso che Tedros Adhanom sia un buon direttore dell’Oms”, conclude.