Già sottosegretario alla Giustizia nei governi Letta e Renzi, oggi Ferri è parlamentare di Italia viva alla Camera oltre che magistrato in aspettativa. Il trojan inoculato nel cellulare dell'ex presidente del sindacato delle toghe Luca Palamara ha documentato la sua presenza all'incontro all'hotel Champagne di Roma avvenuto nella notte tra l'8 e il 9 maggio
Doveva essere giudicato dal Collegio dei probiviri dell’Associazione nazionale magistrati per aver partecipato – insieme a Luca Palamara, a vari consiglieri del Csm e all’ex ministro renziano Luca Lotti all’epoca già sotto inchiesta per il caso Consip – all’incontro in un albergo romano in cui si discusse delle nomine ai vertici delle principali procure italiane. Ma si è dimesso prima che i colleghi togati potessero valutare la sua posizione. Cosimo Ferri, magistrato in aspettativa e parlamentare di Italia viva alla Camera, non fa più parte dell’Anm. Lo comunica lo stesso parlamentino delle toghe che ha votato a maggioranza per “il non luogo a provvedere” con eventuali sanzioni nei suoi confronti. Notizia che arriva dopo l’espulsione di Palamara dal sindacato decisa il 20 giugno scorso.
Il nome di Ferri, in passato leader della corrente delle toghe Magistratura indipendente ed ex sottosegretario alla Giustizia dei governi Letta e Renzi, è finito nello scandalo delle nomine dopo la pubblicazione delle prime intercettazioni di Palamara e co. Il trojan inoculato nel cellulare dell’ex presidente dell’Anm ha documentato un incontro all’hotel Champagne di Roma, avvenuto nella notte tra l’8 e il 9 maggio 2019, a cui parteciparono lo stesso Palamara, Ferri, il deputato Pd Lotti e i consiglieri del Csm (poi dimissionari) Luigi Spina, Corrado Cartoni, Gianluigi Morlini, Paolo Criscuoli e Antonio Lepre. In quell’occasione, stando alle carte dell’inchiesta della procura di Perugia che indaga su Palamara, si discusse delle nomine ai vertici di varie procure, tra cui l’ambitissima poltrona di procuratore capo della Capitale.
La vicenda in realtà è solo la punta dell’iceberg dello tsunami politico-giudiziario che negli ultimi mesi ha travolto il mondo della giustizia italiano, per cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha espresso più volte “sconcerto” e “riprovazione”. Un’azione punitiva nei confronti di Palamara e delle altre toghe coinvolte è stata intrapresa anche dalla sezione disciplinare del Csm – appositamente rafforzata negli ultimi giorni – su richiesta del Procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi. Il procedimento scatterà il prossimo 21 luglio e tra i protagonisti c’è anche Ferri, per cui è stato chiesto alla Camera di autorizzare l’utilizzo delle intercettazioni a suo carico.